The Martian (Crown Publishers, an imprint of the Crown Publishing Group, a division of Random House LLC, a Penguin Random House Company, New York, 2011, tradotto da Tullio Dobner © 2014 Newton Compton editori s.r.l.)
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È un romanzo di Andy Weir, dal quale è stato tratto un film di Ridley Scott “The Martian” (2015), in italiano “Sopravvissuto”. Il romanzo narra dell’impresa di un gruppo di astronauti USA nell’intraprendere uno sbarco e un soggiorno su Marte. Accade un imprevisto e cinque componenti dell’equipaggio lasciano su Marte il sesto credendolo morto, l’ingegnere botanico Mark Watney. La trama si sviluppa narrando le vicende di Watney nel tentativo di sopravvivere su Marte, e nel contattare la Terra, affinché lo vengano a riprendere.
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È un libro avvincente. Il lettore è risucchiato da un ritmo che avvinghia lo stomaco. Oggettivamente il protagonista è sempre al limite di un disastro. E non può che essere così nell’atmosfera marziana, con poco cibo e con la costante paura di dover tenere in assetto i regolatori di ossigeno, di anidride carbonica, e del calore. Senza contare i problemi causati dalle tempeste di sabbia.
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Lo stile è alternato sapientemente dal monologo del novello Ulisse – Robinson Crusoe ai resoconti del diario di bordo, anzi è proprio in essi che il protagonista comunica su due livelli discorsivi. In uno a se stesso e all’altro alla NASA. L’espediente permette ad Andy Weir di variare il registro linguistico che spazia da uno stile amministrativo, allo scientifico ingegneristico, fino a quello colloquiale. Il protagonista e non solo lui, utilizzano modi di dire tipicamente USA, in particolare per gli insulti, le battute, le parolacce. Nella tensione del racconto, quindi, vi sono fasi di rilassamento per i giochi di parole, i riferimenti a serie di telefilm, musiche, vicende sportive che producono un effetto comico. Anche greve.
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È un libro che ironizza anche verso le autorità amministrative e scientifiche, ma la sottigliezza delle critiche corrosive, proprio perché nascoste nel linguaggio colloquiale USA, renderebbe di più in una lettura in lingua originale. A latere si nota come in alcuni passi, la traduzione non sia ottimale, perché vi sono errori di coniugazione dei verbi e un uso di termini che facilmente avrebbero potuto essere sostituiti nella lingua italiana. Anche per la costruzione delle frasi volgari e quelle relative ai monologhi interiori. La nostra lingua ha un ampio spazio di registri linguistici atti a permettere la coesistenza di un livello formale e uno volgare all’interno di uno stesso periodo.
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All’inizio il libro è impegnativo per color che sono a digiuno di fisica, di ingegneria aerospaziale, di astronautica e di astronomia. Per poter apprezzare la densità concettuale e per distaccarsi dalle immagini del film, per coloro che lo avessero visto preventivamente, è consigliata una lettura lenta e inframmezzata da ricerche, eventualmente in rete web, circa i termini e le sigle utilizzate. È anche una piacevole esperienza per dotarsi di un vocabolario non usuale per la maggior parte di noi. Inoltre il libro fa riferimento a sonde, basi spaziali, robot, satelliti che negli anni sono stati inviati su Marte e sono ancora lì residenti. In più, il protagonista nel cercare di risolvere i problemi che via via appaiono, riflette sulle soluzioni praticate dalle missioni spaziali USA e URSS, poi russe, condotte nei decenni passati, anche con riferimento a stazioni e satelliti attualmente in orbita.
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È un libro verosimile. Ed è ingegnoso. La spiegazione dei veicoli da viaggio (i rover), le basi di atterraggio e di soggiorno seguono regole fisiche ed astronomiche coerenti e rigorose. Il lettore può leggere il libro non soffermandosi troppo su questi spunti, ma per chi abbia interesse, tutto ciò è una formidabile occasione della messa in pratica delle leggi della fisica, della chimica, della biologia e del loro impiego nella ingegneria aerospaziale.
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Essendo un romanzo di fantascienza vi sono elementi non realistici per noi, infatti è troppo semplice come su Marte il protagonista riesca a muoversi con una gravità minore di quella terrestre sui rover, sulla stazione spaziale, sulle rampe di partenza. Lo stesso discorso vale per l’astronave Hermes, seppure sia dotata di un disco rotante perpendicolare al proprio asse che permette una accelerazione centripeta. La potenza dei motori e la loro tenuta è attualmente ottimistica. In ogni caso, l’esercizio immaginativo è plausibile dal punto di vista scientifico. Le limitazioni sono tecnologiche.
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È un romanzo avvincente, comico e tragico nello snodarsi degli eventi, scientificamente e tecnologicamente chiaro, coerente e rigoroso, ma il nucleo dell’opera è famigliare per l’intera umanità: il mito di Ulisse, cioè il nostro inconscio più profondo.
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