5 marzo 2013
L’Urlo divorato – l’operaio Thyssenkrupp
Di Lino Milita
Anonime morti mistificate
da misteriosi profitti
rimestano immutate
miserevoli ossa,
per rendita concessa
dall’anello regale
di pagana rimessa.
Trame tumulate
con mani intessute
di errori mitizzati,
trattengono mediocri
carni divorate
da servitù infuocate
di urli divorati.
I Tessitori della Slesia di Christian Johann Heinrich Heine (Düsseldorf, 13 dicembre 1797 – Parigi, 17 febbraio 1856), qui tradotta in Italiano da Giosuè Carducci, nacque in seguito alla rivolta dei tessitori nel 1844. Oggi abbiamo lavoratori consumati e “non lavoratori” svuotati.
Heinrich Heine, immagine presa QUI
I morti per “lavoro” indicano che questa poesia non è il passato. E in più oggi abbiamo anche l’urlo dei morti per il “non lavoro”:
I tessitori della Slesia – Heinrich Heine
Non han ne gli sbarrati occhi una lacrima,
Ma digrignano i denti e a’ telai stanno.
Tessiam, Germania, il tuo lenzuolo funebre,
E tre maledizion l’ordito fanno –
Tessiam, tessiam, tessiamo!
Maledetto il buon Dio! Noi lo pregammo
Ne le misere fami, a i freddi inverni:
Lo pregammo, e sperammo, ed aspettammo:
Egli, il buon Dio, ci saziò di scherni.
Tessiam, tessiam, tessiamo!
E maledetto il re! de i gentiluomini,
De i ricchi il re, che viscere non ha:
Ei ci ha spremuto infin l’ultimo picciolo,
Or come cani mitragliar ci fa.
Tessiam, tessiam, tessiamo!
Maledetta la patria, ove alta solo
Cresce l’infamia e l’abominazione!
Ove ogni gentil fiore è pesto al suolo,
E i vermi ingrassa la corruzione.
Tessiam, tessiam, tessiamo!
Vola la spola ed il telaio scricchiola,
Noi tessiamo affannosi e notte e dì:
Tessiam, vecchia Germania, il lenzuol funebre
Tuo, che di tre maledizion s’ordì.
Tessiam, tessiam, tessiamo!
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