@15 PoeticaMente: un mostro nella norma

21 maggio 2013 

Jorge Rafael Videla Redondo (Mercedes, 2 agosto 1925 – Buenos Aires, 17 maggio 2013) è stato un militare argentino, che fu dittatore e presidente de facto del suo paese tra il 1976 e 1981, nonché responsabile di crimini contro l’umanità.
Il suo governo fu contrassegnato dalle violazioni dei diritti umani e da contrasti frontalieri con il Cile che per poco non sfociarono in una guerra. È stato condannato a due ergastoli e 50 anni di carcere per crimini contro l’umanità, tra i quali l’assassinio e la tortura di 30000 persone. Scontò la pena nel carcere Marcos Paz di Buenos Aires, fino alla sua morte.

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Videla. Immagine presa QUI

TU, Videla metti a dura prova la laica pietà per i morti. Troppo facile inscriverti nella categoria dei tiranni o dei dittatori sadici e abietti, o in quella degli esecutori freddi e inumani.

TU, le forze di repressione, gli apparati finanziari e industriali assieme ad elementi del clero e della media alta borghesia (come si diceva decenni fa) avete abilmente intrattenuto rapporti commerciali e politici internazionali per mantenere il potere.

TU e i mezzi di riproduzione culturale ed ideologica avete sfruttato il simulacro della guerra fredda tra Unione Sovietica e Cina contro USA ed Europa, traslando scenari politici nell’America del sud, per il semplice predominio. Infatti hai contribuito ad uccidere comunisti, socialisti, cristiani, libertari, liberisti, atei, agnostici, apolitici, anarchici, e persone che nemmeno sapevano dove fossero le due grandi superpotenze.

Ma non hai soltanto incarcerato, represso ed ucciso. Hai organizzato un efficiente e razionale sistema di soppressione delle persone e della loro rispettiva biografia. Hai rubato i loro figli piccoli e anche quelli che dovevano ancora nascere, aspettando che le madri in carcere partorissero per poi ucciderle, senza che il figlio potesse toccarle. Hai marchiato i nascituri con altre identità e li hai dati in adozione anche alle famiglie dei carcerieri. Beffa nella beffa questo sistema utilizzato anche da regimi dittatoriali del passato nazisti e comunisti come in Cambogia. Questo per sottolineare quanto queste parole siano abusate.

TU non sei stato un capo carismatico o emblema quasi sovrumano del male, come altri prima di te per i quali, in particolare per quell’austriaco, provo fatica a scrivere anche il nome. Anzi addirittura signorile e a modo nelle apparenze. Come al solito le biografie informali vociferano di qualche vizio. Ma in ogni caso il tuo corpo, la tua voce, la tua immagine non è eccezionale. Non si può neanche liquidarti come genio del male e credere che sia stata tutta colpa tua, affinché un popolo possa compiere un rito di sacrificio totemico del leader. Non si può neanche considerarti mediocre, perché intelligente lo sei stato.

Ed è questo il punto: né inumano, né sovrumano, né malato, né genio. E nemmeno semplice impiegato, perché di qualità ne hai mostrate anche dopo la tua deposizione e tarda incarcerazione per tutti questi ultimi trenta anni. Hai continuato, TE, e gli altri assieme a TE, a celare, ad arrecare violenze indirette nel velare la verità e mantenere ancora in sesto gli antichi apparati, seppur in forme diverse.

Ancora oggi la verità è violata. Non hai fornito ammissioni, anzi hai narrato di aver agito secondo necessità ed ordine. Nella norma. E senza mostrare una volgare ostinazione nella menzogna, non hai spiegato, ma coerentemente agito in modo discreto. E ogni tanto incipriandoti con la retorica per il bene del popolo argentino. Già: il popolo argentino!

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Videla – Immagine presa QUI  

TU, Videla, sei un problema per noi italiani, ancora di più che per le altre nazioni, perché alcune strutture ancora oscure nel nostro paese ti hanno aiutato. Ma questo è un elemento minore rispetto al dato di fatto che metà del popolo argentino negli anni ’70 e ’80 era ITALIANO. E tu sei presente anche da morto, perché tutto quello che avevi intorno, è qui in Italia. Noi non abbiamo fatto i conti con la nostra storia, avvolta in un apparente oblio che ci condiziona. Noi qui in Italia siamo schiavi di schemi e parole di decenni fa. TU sei un NOSTRO problema che continua.

TU non sei il male: lo hai accompagnato con discrezione e con sufficienti capacità. Consapevolmente hai arrecato dolore ogni giorno senza fermarti un secondo.

TU, anche da morto continui ad apparire come un rispettabile mostro nella norma.

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