Ted Chiang, Storie della tua vita Traduzione di Christian Pastore, Frassinelli, SPERLING & KUPFER. Prima edizione 2002, prima edizione italiana 2008., Milano.
Questi racconti di fantascienza cesellati con una cura maniacale per il ritmo imposto alla narrazione degli eventi, prospettano in evidenza problemi etici e teoretici. Ted Chiang è un informatico di professione e lo si avverte quando tratta i temi della programmazione, del linguaggio, della cibernetica e dell’intelligenza artificiale. È uno scrittore che estende il suo sguardo alla religione e all’aldilà. Dispone prospettive coerenti riguardo le tendenze future che ci attendono, imperniate in un fulcro che è fantascientifico.
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Nonostante l’ipotesi di partenza sia irreale, il contesto e i personaggi sono verosimili. Le tecnologie e le scoperte scientifiche pongono precise domande con la speranza di ottenere risposte sul destino dell’umanità e sul suo scopo.
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La spinta a interrogare il cosmo e se stessi corrisponde alla convinzione della propria infinita inadeguatezza risolutiva che fa da traino alla tensione narrativa. Il lettore, lentamente, nel prendere confidenza con lo scenario fantascientifico, si sente coinvolto dal problema etico e sociale emergente.
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Molto è stato scritto su questi racconti che partono dal 1990 e sono facilmente reperibili in grandi quantità anche nella rete web. Io vorrei esporre una chiave di lettura ulteriore, in particolare sul racconto che fa da titolo alla raccolta e che è stato utilizzato anche per un film del 2016 “Arrival”.
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Nel racconto la realtà ha una visione sincronica, dove il futuro e il passato combaciano aderendo all’amor fati, nell’accettare ciò che si è e a cui si è destinati.
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Sottolineo due passi:
“[…] Analogamente, la conoscenza del futuro era incompatibile con il libero arbitrio. Ciò che mi rendeva possibile agire liberamente mi impediva al tempo stesso di conoscere il futuro. Adesso che conosco il futuro, al contrario, non agirei mai in contrasto con esso, e questo significa anche non rivelare agli altri ciò che so. Chi conosce il futuro non ne parla. Quelli che hanno letto il Libro delle Ere non ammetteranno mai di averlo fatto.
[…]
Conoscevo la mia destinazione fin dal principio, e scelgo la mia strada di conseguenza. Ma vado verso una gioia estrema, o verso un estremo dolore? E ciò che realizzerò sarà un minimo, o piuttosto un massimo? […]”
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Ted Chiang espone al lettore i suoi dilemmi attraverso una tecnica narrativa che è coerente e conforme alle premesse iniziali della storia.
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In tutti i racconti vi è il tema contraddittorio della libertà che è discusso in un modo iper analitico. Le domande poste in questi due passi, contengono ipotesi nascoste che un linguaggio formale non può conoscere in modo esplicito, perché esterne ad esso. Se si conoscesse il futuro, si determinerebbe ogni evento e ogni mia e altrui decisione di chi ha a che fare con me. E qui emerge il punto che Chiang da eccellente logico-programmatore-cibernetico conosce molto bene. Ogni decisione è al minimo tra due possibilità. Io decido di mangiare o di non mangiare una mela. La possibilità è tale perché ora io nel tempo, ancora devo agire in conformità a ciò che decido. Nel momento in cui decido di prendere la mela e di addentarla (quindi decido di muovere il braccio e di essere sicuro che il braccio risponderà alla mia volontà e che la mia volontà è la causa scaturita da un pensare volitivo), rendo questo lato della decisione una necessità e l’altra opzione una impossibilità.
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La possibilità è tale perché non so ancora ciò che avverrà nel momento seguente. Io sono pensante qui. Questa è l’ipotesi di sfondo dei due passi. Ripeto: è una ipotesi sotto intesa, non provata e posta come un assioma logico, semplice e indubitabile.
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Nel racconto accade invece che io conosco il futuro, e che quindi conosco l’esito dei miei atti volitivi. In questo caso la possibilità non esiste, perché ogni atto è già accaduto ed accadente attraverso me: ogni evento è necessario.
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Ricordo che tutto questo argomento è partito dall’assunto che la possibilità esiste, e quindi posso dire le parole, cioè decidere e scegliere, sicché da questa ipotesi giungo a un paradosso che afferma la non esistenza della possibilità. Attenzione: non che sia impossibile, ma che la totalità del mio e del nostro vivere è integralmente necessario.
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Come ci siamo finiti? L’autore ci sta prendendo in giro? No. Anzi qui è molto serio e lascia il dilemma insoluto. È esploso nelle sue mani, e non poteva che essere così, perché la struttura è coerente, adeguata e conforme alla trama del racconto.
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Qui è il nodo. Nel racconto, secondo il mio modesto parere, che lascio da criticare a chiunque sia arrivato a leggere sin qui, quando si postula la possibilità come un assioma, oltre a commettere l’errore di considerarla come sotto intesa, si intende inconsapevolmente che sia primitiva e che non vi siano altri assunti precedenti in modo logico.
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Ve ne sono? Poiché la possibilità è nel tempo, allora le cose, gli atti, le decisioni devono essere infinite ed indefinite.
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Se poi, associo alla nozione di possibilità, l’assunto composto che esista l’amor fati e che io dica sì (cioè conosca) il mio destino, cioè il mio futuro, il presente risulta una individuazione dell’identità tra il passato e il futuro. Affinché tutto ciò sia coerente (e Ted Chiang è fedele alla coerenza), allora le cose conosciute si raggruppano nella totalità delle cose conosciute, e questa totalità diventa essa stessa un oggetto, seppur di estensione infinita, ovvero diventa limitata: definita.
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Cosa fa allora la protagonista del racconto? Nella premessa intende che la totalità sia infinita ed indefinita nel tempo, e poi nella conclusione, usando l’Amor Fati come connettore logico, la intende come finita.
Questi due passi, costituiscono una contraddizione dove si dice “a è vero= possibilità infinite” nella premessa e poi si offre un giudizio nella conclusione dove “a è falso=possibilità finite, ovvero la possibilità è necessità”.
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La grandezza di questo scrittore risalta anche nella sua onestà intellettuale che mostra i limiti dei suoi intenti, in modo pudico e discreto.
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Credo che Ted Chiang, oltre ad essere un professionista serio per tutto quello che fa, sia anche una bella persona.
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