Il dilemma tra la libertà e la prevedibilità.

TRILOGIA DEI MENDICANTI DI Nancy Kress

Trilogia dei mendicanti di Nancy Kress,
Traduzione di Antonella Pieretti, 2022,
Urania Millemondi, Mondadori,
Milano (Ed. Originali dei tre romanzi: 1993, 1994, 1996 )

Il Ciclo di questi romanzi fu scritto tra il 1993 e il 1996.  Narra di vicende che partono dai primi anni del 2000. In un certo senso è un romanzo distopico connotato da una verosimiglianza per l’espediente letterario che pone un principio scientifico per noi condivisibile che innesta l’avvio della narrazione. Il fattore fantascientifico è rivolto alle tecnologie afferenti agli studi del campo della genetica, e nell’introduzione del diritto privato e del diritto commerciale nel poter predeterminare attivamente alcune caratteristiche morfologiche e cognitive dei propri figli.

Nancy Kress è una scrittrice prolifica e immaginifica che riesce a coniugare il ritmo della narrazione con un coerente sviluppo degli eventi collocati in ambienti tecnologici avanzati all’interno di una cornice fantascientifica. Dopo più di trenta anni dalla pubblicazione, noi, oggi, non siamo dotati, come allora, di manipolare in modo puntuale e attendibile le caratteristiche specifiche delle generazioni a venire.

Nonostante tutto, le tecnologie di comunicazione e gli ambienti virtuali risentono delle conoscenze e delle applicazioni degli anni novanta. Decisamente ora siamo avanti in un ambiente telematico molto più virtuale di quello descritto nel libro. Tale limitazione è comunque un indice di un libro di eccellente qualità che ha un impianto solido e robusto nel disporre gli eventi. E questo apre il discorso sul desiderio di conferire un potenziamento intellettivo predeterminato spinge alla riflessione riguardo temi più che mai attuali.

Dalla nozione di invidia verso chi ha più capacità, a quella del rancore sociale verso chi è più ricco. Vi è il senso del tempo e del decadimento delle generazioni che si susseguono. Attraverso l’ausilio di nuove tecnologie vi è il tentativo di concepire nuove opportunità tese all’acquisizione di nuove conoscenze e all’ottenimento di nuove ricchezze. In concomitanza emerge la visione di strati sociali che intendono bloccare e inibire le prospettive di miglioramento.

Sono posizioni odierne che ritroviamo nel conflitto di chi lavora e ha privilegi, verso coloro che cercano di accedere a un vivere più pieno di interazioni sociali e di guadagno. Si va dal singolo lavoratore che ha paura di perdere il posto del lavoro, se non la stessa nozione delle sue mansioni, agli stati che di fronte allo sviluppo economico e commerciale di altri limitrofi, si chiudono come un riccio, assumendo atteggiamenti nazionalistici.

Nel primo tomo vi è la fase della crescita e dell’adolescenza degli “insonni” e dei “dormienti” e i loro contrasti, che in età adulta si riverberano verso le interazioni sociali e formali.

Gli insonni, essendo una minoranza della popolazione, vengono bersagliati da improperi, minacce, insulti e aggressioni fisiche, i quali si difendono espandendo le reti commerciali e patrimoniali, anche per finanziare l’edificazione i luoghi ben precisi dove risiedere e difendersi in una posizione di separazione rispetto a tutti gli altri.

Si rilevano analogie con il processo di formazione di uno Stato che in origine è un luogo di rifugiati come è inteso dai più.

Vi è anche il rapporto tra i genitori e i figli. Gli amori dedicati e quelli negati. Le reazioni dei figli o di quelli che aderiscono ad un identico stile di vita dei genitori. Vi sono temi universali posti in termini oppositivi nell’ambito dell’etica, come la simmetria tra la solidarietà e l’individualità, la cooperazione e la competizione.

Un ruolo fondamentale che fa da contrappeso narrativo alle singole vicende, è interpretato dal ruolo della comunicazione e dello spettacolo anche nei tribunali. È sottile la capacità dell’autrice di narrare i dibattiti processuali, mostrando i temi giuridici, morali ed etici su questioni che anche oggi sono di pubblico dibattito. Indirettamente e con lentezza emerge il problema dell’idea della giustizia e della libertà, come quello di poter praticare la ricerca scientifica.

Nel secondo tomo sono narrati i mutamenti sociali derivati da una maggiore disponibilità a concepire la prole, secondo indicazioni prescrittive.

Vi è il presupposto per il quale dal punto di vista legislativo e culturale, è accettata la possibilità di manipolare il patrimonio genetico del feto, in modo da indurre una filogenesi di tratti somatici, corporei, e cognitivi, prestabiliti dai futuri genitori. Tale pratica innesta una coincidenza tra caste sociali e differenziazione biologica di specie. Vi sono i muli, ovvero le persone più prestanti, che producono, detengono il potere, comprano le elezioni. Sono quelli che si danno da fare, studiano, sperimentano, ma esigono il potere da gestire in modo esclusivo. Vi sono i mendicanti, coloro che vivono di elargizioni e si collocano in modo marginale rispetto al vivere sociale. I vivi, coloro che consumano, e che perciò completano il ciclo economico. Di modesta intelligenza e cultura, vivono come cicale, sebbene la loro condizione di vita sia quasi prestabilita dai muli, che li considerano una zavorra necessaria, anche dal punto di vista istituzionale. Il loro valore è il voto e il consenso da influenzare, e veicolare secondo canali prestabiliti.

Gli sviluppi tecnologici vanno avanti, ed emergono gli insonni che, con una costituzione sempre più robusta, vivono quasi più di due secoli in buona salute e in una forma di giovinezza apparente. Diventano ricchissimi e cercano di usurpare il potere dei muli. Da qui in poi, fino al terzo tomo, vi è la storia degli scontri di questi corpi sociali e di specie, che si intensifica ancor di più con la comparsa dei figli modificati degli insonni: i super insonni i quali sono ancora più dotati e hanno l’idea come i loro padri di modificare la società, e il destino di tutti secondo i loro criteri di valutazione.

Entrano in gioco tanti attori, per una trama avvincente, costellata di climax che via via emergono. Le tre caste hanno alterne vicende di successo, in un viatico dove tutti subiscono modifiche sia in rapporto all’igiene, al modo di mangiare, alla ricerca continua di energia. Non dico altro: è una lettura che va goduta fino alla fine.

Però alcune considerazioni si possono dispiegare come la concezione iniziale della scrittrice che richiama una critica ad una idea del capitalismo alquanto semplificato di un motore che determina una dialettica binaria tra gli sfruttati e gli sfruttatori, dove i primi per la loro condizione di minorità, hanno un’etica superiore. La dialettica economica e il demone della figura mitologica del “capitalismo, sebbene siano figure suggestive e facilmente comprensibili, invitano a ulteriori chiavi interpretative che oltrepassano quelle esclusivamente economiche.

Ogni protagonista mostra lati oscuri, anche in virtù delle buone intenzioni dichiarate. Nancy Cress scrivendo questi tre romanzi e approfondendo sempre più i temi esposti, affina l’analisi circa le logiche del potere, del carisma, della ricerca del leader -semidio, all’affidamento da parte del singolo per la sua razionalità limitata, a risposte semplici e dirette, che si mostrano poi crudeli e fallimentari. E arriva, forse inconsapevolmente, a delineare un tema di sottofondo: la nozione di persona, come unità di corpo, di soggetto, di cognizione, di animo, si spande e si rifrange nelle nuove relazioni sociali che emergono in virtù anche alle incredibili e nuove disponibilità tecnologiche in uso. L’integrità del corpo diventa un incrocio di forme da assumere.

Ciò comporta, in particolare nel terzo tomo, a nuove inedite interazioni sociali. Ad differenza dei primi due tomi, si passa da una critica etica e psicologica, ad una analisi sociologica di questi nuovi e immaginifici corpi sociali, attraverso la volontà di diventare un corpo sociale autonomo e isolato rispetto agli altri. Emerge il conflitto che è scaturito dalla volontà di accaparrarsi le risorse a disposizione, arrivando a un paradosso di una guerra universale ordalica.

Da tale contraddizione si sviluppano gli eventi del terzo tomo.

Nancy Cress è veramente una autorità della “Fantascienza dura”: studia approfonditamente di biologia, genetica, medicina e di economia. Miscela tali nozioni in sviluppi coerenti, aventi come è tradizione una idea che è propriamente fantascientifica. Inoltre è una scrittrice immaginifica che è capace di grandi visioni di società alternative ben determinate.

Il voler scrivere una saga, però, comporta la necessità di richiamare i protagonisti dei tomi precedenti per fissarli nei nuovi contesti. E ciò crea ridondanze e slabbrature circa la prosecuzione degli eventi.

Ciò è compensato però dalla sua straordinaria capacità di cambiare i registri linguistici tra i protagonisti e di variare il ritmo della scansione degli eventi, in modo che il lettore sia stimolato ad andare avanti.

È un’opera imponente che ha retto lo sviluppo tecnologico trentennale e che anzi, propone ancora oggi domande per noi inevase.

277-78 Quando aveva cominciato a trovare buffe cose come i piedi? Certamente non quando era giovane, a venti, trenta o cinquant’anni. Tutto era stato molto serio allora, di conseguenze tali da sconvolgere la terra. Non soltanto le cose che avrebbero potuto effettivamente scuotere la terra, ma tutto. Doveva essere stata davvero pesante. Forse i giovani non avevano alcuna possibilità di essere seri senza essere pesanti. Mancava loro l’importantissima dimensione della fisica: il momento torcente. Troppo tempo davanti, troppo poco alle spalle, come un uomo che tentasse di portare orizzontalmente una scala tenendola a un’estremità. Nemmeno un’onorevole passione poteva fornire un buon equilibrio. Mentre ci si muoveva faticosamente a scatti, solo per mantenere il proprio equilibrio, come si sarebbero potute trovare divertenti le cose?

280-282 «Nooo. Hanno scuole loro.» Guardò Leisha come se lei fosse stata tenuta a saperlo, e, ovviamente, lei lo sapeva. Gli Stati Uniti erano ormai una società a tre strati: i nullatenenti, che tramite il misterioso e edonistico narcotico della Filosofia del Vivere Vero erano divenuti i beneficiari del dono dell’ozio. I Vivi, l’ottanta per cento della popolazione, che si erano liberati dell’etica del lavoro per sostituirla con una godereccia versione popolare dell’antica etica aristocratica: i fortunati non devono lavorare. Sopra di loro, oppure sotto, c’erano i Muli, Dormienti migliorati geneticamente che gestivano la macchina politica ed economica, come dettato dai, e in cambio dei, voti signorili della nuova classe oziosa. I Muli tiravano avanti: i loro robot lavoravano. Alla fine c’erano gli Insonni, quasi tutti invisibili all’interno del Rifugio, che venivano trascurati dai Vivi, se non dai Muli. L’intera organizzazione a trifoglio, Es, Io e Super Io, come qualcuno l’aveva sardonicamente etichettata, veniva assicurata dall’economica, onnipresente energia-Y che alimentava le fabbriche automatizzate rendendo possibile l’esistenza di una prodiga assistenza sociale che barattava pane e giochi del circo con voti. »

297-298 Non si poteva mai riposare. Il Corano e la storia degli Stati Uniti concordavano almeno su un punto: “E coloro che raggiungeranno il loro accordo solenne e sopporteranno con coraggio la sfortuna, le difficoltà e il pericolo… questi saranno i veri fedeli al loro credo”. E poi: “Il prezzo della libertà è l’eterna vigilanza”.

353-354 Jennifer si sedette con grazia sulla sedia della scrivania di Tony. Le pieghe della sua nera abaya si adagiarono a terra accanto al corpo accucciato di Miri. «Per la prima parte della sua vita, sì. La produttività, però, è una cosa relativa. Un Dormiente può avere cinquant’anni di produttività, iniziando, diciamo, dai venti. Ma, a differenza di noi, verso i sessanta o i settant’anni i loro corpi si indeboliscono, sono preda di esaurimenti, si sfaldano. Possono vivere tuttavia per almeno altri trent’anni, un fardello per la comunità, una vergogna per se stessi perché è una vergogna non lavorare quando gli altri lo fanno. Anche se un Dormiente fosse industrioso, ammassasse denaro per la vecchiaia, acquistasse robot che si prendessero cura di lui, finirebbe per essere isolato, incapace di prendere parte alla vita quotidiana del Rifugio, degenerando. Morendo. Dei genitori che amano il proprio bambino lo condannerebbero a un simile destino? Una comunità potrebbe mantenere molte di queste persone senza assumersi un fardello spirituale? Pochi, sì: ma che sarebbe dei principi coinvolti? «Un Dormiente allevato fra noi non sarebbe soltanto un estraneo qui, inconscio e morto cerebralmente per otto ore al giorno, mentre la comunità va avanti senza di lui. Avrebbe anche il tremendo peso di sapere che un giorno o l’altro potrebbe avere una paralisi, un attacco di cuore, un cancro o una delle miriadi di malattie cui sono soggetti i mendicanti. Sapendo che lui stesso diventerà un peso. Come potrebbero un uomo o una donna di sani principi vivere in questo modo? Sai che cosa dovrebbero fare?» Miri capì. Ma non lo disse. «Dovrebbero suicidarsi. Una cosa tremenda a cui costringere il bimbo che ami!» Miri strisciò fuori da sotto la scrivania. «M-m-ma, n-nonna… t-t-tutti d-d-dovremo m-m-orire un giorno. Anche t-t-tu.» «Ovviamente» rispose con compostezza Jennifer. «Ma quando lo farò, sarà dopo una vita lunga e produttiva come membro completo della mia comunità: il Rifugio, il sangue del nostro cuore. Non vorrei niente di meno per i miei figli e per i miei nipoti. Non mi accontenterei di niente di meno. Nemmeno la madre di Joan.»

678 Miri mi aveva detto una volta che esistevano solamente quattro domande importanti che si potevano porre su qualsiasi essere umano: come riempie il proprio tempo? Che sensazioni ha riguardo al modo in cui riempie il proprio tempo? Che cosa ama? Come reagisce rispetto a coloro che ritiene inferiori oppure superiori? «Se fai sentire le persone inferiori, anche non intenzionalmente» aveva detto con un intenso sguardo negli occhi scuri «loro si sentiranno a disagio in tua presenza. In questa situazione, alcune persone attaccheranno. Alcune cercheranno di ridicolizzarti per “ridurre la tua dimensione”. Alcune tuttavia ti ammireranno e impareranno da te. Se tu fai sentire le persone superiori, alcune reagiranno licenziandoti. Alcune eserciteranno il loro potere in modo maggiore o minore. Alcune, tuttavia, si sentiranno portate a proteggere e aiutare. Tutto questo si applica ad appartenenti a una piccola loggia così come a un gruppo di governi.»

690-91 «Ha fatto centro, signor Arlen. I Vivi sono il vero popolo di questo paese, proprio come lo era l’esercito di Marion. Avevano la volontà di decidere per se stessi in quale tipo di paese volevano vivere e anche noi abbiamo la volontà di decidere per nostro conto. Abbiamo la volontà e abbiamo l’ideale di come dovrebbe essere questa gloriosa nazione, anche se adesso non lo è ancora. Noi I Vivi. E se non ci crede, caspiterina, guardi che casino hanno fatto i Muli di questo grande paese. Debiti nei confronti di nazioni straniere, alleanze capestro che ci risucchiano ogni risorsa, l’infrastruttura che ci si sgretola in faccia, la tecnologia mal utilizzata. Proprio come gli inglesi utilizzavano male i cannoni e i fucili ai loro tempi.»

Nota mia: (ricorda più di una recente campagna elettorale… )

704  «Oh, figliolo, ma non vi insegnano proprio niente in quelle vostre scuole alla moda? Non dovrebbe essere permesso, no, non dovrebbe proprio. Caspita, proprio qui nel Preambolo, c’è scritto chiaro come il sole che “Noi, il Popolo” stiamo scrivendo questa cosa “così da formare un’Unione più perfetta, amministrare la Giustizia, assicurare Tranquillità domestica, fornire la difesa comune” eccetera. Dove sta la perfetta unione se si lascia che i Muli controllino il genoma umano? Questo non fa altro che separare ancora di più le persone. Dove sta la Giustizia nel non permettere al bimbo di Abby e Joncey di partire dalla stessa base di un bambino Mulo? Come può creare tranquillità domestica? Che diavolo, crea invidia e risentimento ecco cosa crea. E che caspita può essere, sulla verde terra del buon Dio, la “difesa comune” se non la difesa della gente comune, i Vivi, in modo che possano avere dei figli che contano esattamente come un bimbo modificato geneticamente? Abby e Joncey stanno combattendo per loro stessi, proprio come i genitori naturali di ogni posto, e la Costituzione dà loro il diritto di farlo, proprio lì, in quel sacro paragrafo.»

Il libro mostra il carisma, il settarismo, il credo religioso messianico che però si fonda sul nemico da creare, da perseguire e distruggere perché ad esso è attribuito il male. Tale attribuzione è conferita per la fede. Esclusivamente per la fede. Il complotto è il teatro che risolve tutto.

1178-1179 «Miranda, non conosco la parola giusta per descrivere come diventa la gente quando non si sente più ferita e sola. Però le accade qualcosa. Quando continua a prendere quel genere di neurofarmaci per non sentirsi “se stessa”, presto non riesce più a sentire nemmeno l’altra gente. Diventano tutti come gli amici di Cazie, e forse come la stessa Cazie, non so. Cazie è buona, in fondo, ma ha inalato tanta roba per coprire la propria sofferenza che non si è più accorta nemmeno della sofferenza di Jackson e, dopo, non si è più accorta nemmeno di Jackson. Lui è solo un altro mobile nella sua vita, un altro robot. «Le persone devono soffrire. Devono permettersi di sentire la sofferenza. Devono sopportarla e non cercare di eliminarla con l’Endorbacio, i neurofarmaci, il sesso, i soldi: è l’unico motivo per cui sappiamo che dovremmo fare qualcosa di diverso, che dovremmo continuare a cercare con più impegno dentro di noi e dentro gli altri. Non si può solo aggirare il dolore, bisogna passarci attraverso per arrivare dall’altra parte, dove l’anima è… Oh, non lo so! Non sono abbastanza intelligente per sapere! Nella mia modificazione genetica embrionale è andato storto qualcosa, non sono intelligente come Cazie o Jackson, ma so che dovresti darci altre siringhe del Cambiamento perché i bambini vivano abbastanza a lungo da sentire il proprio dolore e cominciare a imparare. Forse non avresti dovuto darci le siringhe. Però lo hai fatto e ora i Vivi non possono sopravvivere senza perché noi Muli li abbiamo lasciati in asso e controlliamo tutte le risorse. Ci devi dare altre siringhe del Cambiamento perché quei bambini possano vivere abbastanza da cercare quello che importa davvero.

1241-42 Eden. Per quanto tempo ancora? C’erano siringhe nascoste, probabilmente, famiglia per famiglia, in tutte le enclavi, una o due qui, altre lì. I neonati sarebbero stati iniettati, segretamente, prima che gli outsider venissero a conoscenza dell’esistenza delle siringhe per poterle rubare. Quando le siringhe messe da parte fossero finite tutte, il tasso di natalità sarebbe crollato anche più di quanto già non avesse fatto, quando i genitori Cambiati avessero preso in considerazione i problemi relativi a malattie e al bisogno di cibo dei figli non-Cambiati. Alla fine la gente avrebbe ricominciato comunque ad avere bambini, perché succedeva sempre così. A quel punto la medicina si sarebbe ripresa dal febbricitante coma di ricerche nel campo delle droghe del piacere e i Muli se la sarebbero cavata bene, più o meno come avevano sempre fatto, dietro i loro scudi a energia-Y, sempre più impenetrabili, che si sarebbero estesi ogni anno a causa della necessità di destinare aree sempre maggiori all’agricoltura, alle industrie casearie e a quelle di sintesi della soia. Le enclavi si sarebbero adattate. Avevano tutta la tecnologia per riuscirci. Non ci sarebbe stata alcuna cacciata dall’Eden. E i Vivi? Non c’era bisogno di chiedersi cosa sarebbe accaduto loro. Accadeva già. Carestia, morte, malattia, guerra. Alla fine, avrebbero imparato nuovamente le tecniche per la sopravvivenza. Se invece il neurofarmaco che inibiva la tolleranza per le novità avesse continuato a diffondersi, non avrebbero imparato. Sarebbero rimasti attaccati alle vecchie mansioni adatte a corpi Cambiati che la nuova generazione non avrebbe posseduto. I Muli, inaspriti dalle Guerre del Cambiamento e consci che i Vivi non erano più necessari economicamente per almeno tre generazioni, non avrebbero fatto nulla. Genocidio tramite immobilismo universale. Il Signore non aiuta i cerebrochimicamente incapaci di aiutare se stessi, troppo terrorizzati dai cambiamenti per lasciare che qualcuno si avvicini loro e che hanno perso da poco i loro ultimi paladini extraterrestri.

1253 PARTE TERZA MAGGIO 2121 È impossibile, per una creatura come l’uomo, restare completamente indifferente riguardo al benessere o al malessere dei suoi simili e non essere pronta, per proprio conto, a stabilire, nel caso in cui non abbia particolari impedimenti, che ciò che promuove la loro felicità è bene e ciò che porta alla loro afflizione è male. DAVID HUME, Ricerca sui principi della morale