17 aprile 2013
La corsa evoca movimenti primordiali di ogni essere umano….
Ma è un abbaglio! Fino a 150 anni prima dell’uso delle materie plastiche nelle scarpe, la corsa era intervallata con i passi, anche a piedi nudi. La concezione stessa della destinazione era intesa come una linea percorsa da una freccia scagliata verso un obiettivo definito. Ma non così immediato era il calcolo e le modalità del percorso.
La corsa come metodo ed espressione di vita e di una concezione rispetto al mondo è recente: non si corre ora per abbattere, uccidere, fuggire, razziare, giungere in un posto sicuro, portare al termine un ufficio inevitabile. Oggi si corre per esprimere nuove concezioni del corpo ed affermare la libertà in armonia con tutto ciò che si incontra. Le gare di podismo non sono marce che calpestano e battono i piedi.
Corre bene chi sfiora il terreno. Si gode nel sorriso della gara assieme agli altri. La Maratona è l’espressione massima della libertà e dell’uguaglianza in un solo gesto: dei primi che vincono la medaglia e degli altri che arrivano dopo, tutti assieme. Libertà di correre nella terra sicura di ogni paese, che è di tutti.
Miguel Sànchez immagine presa QUI
Miguel Benancio Sanchez nacque l’8 novembre del 1952, a Bella Vista, provincia di Tucuman, Nord dell’Argentina. Amava la vita, l’atletica, l’Argentina. Di mattina, all’alba, andava a correre. Treno, lavoro, ancora allenamento, scuola serale per completare quegli studi che non aveva finito. Era un poeta autodidatta. Il suo “Para vos atleta”, “Per te atleta”, fu pubblicato dalla Gazeta Esportiva di San Paolo, il 31 dicembre del 1977,
Per te che sai di freddo
e di calore
di trionfi e di sconfitte
che sconfitte non sono.
Per te che hai corpo sano,
anima vasta e grande cuore.
Per te che hai molti amici
e molti aneliti,
l’allegria adulta,
e il sorriso del bambino.
Per te che non sai di gelo né di sole,
né di pioggia né di rancori.
Per te, atleta
che traversasti paesi e città
unendo Stati nel tuo andare.
Per te, atleta, che disprezzi la guerra
e sogni la pace.
Amava la vita, il popolo argentino, la corsa, la libertà e la poesia. Troppo pericoloso per i dittatori argentini. Lo prelevarono nella notte fra l’8 e il 9 gennaio 1978.
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