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CONSIGLI DI LETTURA: I nostri soldi e l’inflazione.

I nostri soldi e l’inflazione. Come difendere i risparmi da carovita,
banche, consulenti, giornalisti Copertina flessibile –
23 febbraio 2024 di Beppe Scienza (Autore), Ponte Alle Grazie Casa Editrice, Milano

Sedetevi su qualcosa di comodo, bevete una camomilla, respirate a lungo, per ovviare allo sbalzo di pressione che sarà eventualmente causato da una vostra eruzione improvvisa di improperi e di maledizioni.

È un libro che evidenzia come ogni singolo cittadino dotato di un reddito derivante dal salario, dalla pensione e ha qualche proprietà immobiliare, o anche senza quest’ultima, sia dentro una trincea. L’autore critica in modo razionale, chiaro, conti alla mano, semplici di algebra lineare alla portata di tutti, le promesse offerte dai promotori finanziari, dal personale bancario, dalle assicurazioni, dalla stessa stampa, che appare connivente oppure veramente analfabeta su ciò di cui scrive.

Il libro taglia le gambe alla miriade di youtuber, influencer, stakeholder, chiamati in italiano dallo stesso autore, come venditori di fumo, senza tante sigle, e inglesismi tradotti male o con sigle infinite, disseminate per non far capire alcunché.

È un libro che ha una posizione netta. In prima lettura sembra rivalutare i tanti vituperati titoli, bot e offerte tradizionali, comprensibili anche ai nostri nonni, fedeli ai buoni fruttiferi del tesoro e delle poste e ai buoni del tesoro pluriennali. Il punto però è che se si legge ogni riga, che purtroppo ha avuto riscontri veri di truffe, di perdite di potere di acquisto, di erosione dei propri risparmi, anche se uno non fa nulla, si subisce l’emotiva inclinazione a risolvere tutto nel complotto, nel grande mostro finanziario che perennemente ci vuole impoverire.

La conseguenza logica sarebbe quella di investire tutto nel mattone, o di lasciare la moneta nel letto, oppure in una esagerata visione fatalista, mangiarsi tutto come una cicala e poi crepare, tanto il destino sarà comunque così.

Il punto però è che con l’inflazione, anche se tenessimo i soldi e il capitale liquido dentro casa, esso perderebbe comunque di valore, e avremmo comunque il costo allegato della sorveglianza. E lo stesso vale per la casa, perché l’inflazione, ricordiamocelo è una tassa occulta contro chi ha redditi fissi e chi è dotato di poco e medio reddito e capitale.

Insomma, come ci si muove, in ogni lato, si è condannati comunque. Ecco, se si arriva fino a qui, meglio chiudere subito il libro e rimanere in una temporanea ignoranza, cosa che tra l’altro sembra gli italiani, più di altri cittadini di paesi a noi vicini, praticano. Siamo veramente uno dei popoli più analfabeti e indifesi come quota di coloro che nulla sanno, rispetto alla popolazione avente il titolo e la facoltà di investire e gestire i redditi, per quanto esigui siano.

Però, occorre compiere un passo in più. Ed è lo stesso autore che ce lo suggerisce all’inizio del libro. Quest’opera è rivolta a chi vuole mantenere il livello del suo reddito in un valore paritario tra il valore nominale e reale, in un lasso di tempo agibile per orientare le proprie scelte di vita di lungo periodo. Non è un libro che valuta le offerte per guadagnare chissà cosa. Non è rivolto al grande imprenditore, alla persona che ha già un capitale di suo, e ha un sovrappiù da investire in modo diversificato.

Il libro si rivolge a coloro che hanno quella cassa congruente alla propria sopravvivenza, o per meglio dire di un vivere appena sopra le onde dell’incertezza. Quindi occorre essere razionali e non giudicare tutta la finanza come se fosse il male rivestito nei panni del vampiro. Se così fosse, saremmo già tutti falliti e alla fame, senza speranza di una pensione, assistenza sociale e di qualsiasi possibilità di intrapresa e lavoro.

In ogni caso, e vale per tutti, laureati, svogliati, analfabeti finanziari totali, ad accedere in modo diretto a termini e concetti, con cui abbiamo a che fare ogni giorno, e che subiamo in termini di politiche fiscali, di reddito, di stipendio, di assicurazione fino alle bollette, e alle tasse e alle imposte che paghiamo per qualsiasi servizio e bene che acquistiamo.

Ci permette di pensare in modo più approfondito con strumenti che orientano in modo più razionale l’acquisizione di informazioni atte ed allenarci a non cadere nell’emotività, nell’avidità e nell’idea che esista l’albero di cuccagna. Ogni soldo è sudato, e devi avere i calli. Occorre ricordare che se hai una cospicua eredità e parti con buoni e solidi salvagenti, è perché qualcuno vicino a te, padre, madre, zio, cari, ha faticato per averli. I nostri nonni e le nostre nonne lo sapevano benissimo: quanto è dura la terra per avere questo “pezzo di pane”. Oggi, abbiamo sì un oceano di informazioni maggiore che ci sommerge, ma nel contempo abbiamo più strumenti per conoscerlo, senza massacrarci allo stremo. Occorre buona volontà ed esercizio. Studio, applicazione, umiltà e pensare al proprio bene. Le solite cose che predichiamo ottimamente agli altri, sempre agli altri però.

8-9 L’inflazione futura è imprevedibile. A volte rientra e diventa addirittura negativa, ma può sempre riprendere in maniera improvvisa, come nel 2021-22. In un solo decennio a cavallo del 1980 la moneta perse in Italia l’80% del suo valore. Rispetto ad allora ci sono però alcune differenze e in particolare una positiva e una negativa. Adesso esistono strumenti specifici per difendere il potere d’acquisto dei risparmi, allora no. Progressivamente il giornalismo è diventato succube degli interessi di banche, fondi, assicurazioni ecc. Tali interessi sono opposti a quelli dei risparmiatori, per cui moltissimi ignorano o hanno un’idea distorta delle soluzioni valide, che pure esistono. Banche, sedicenti consulenti e pretesi esperti le denigrano e le ostacolano, per rifilare polizze, fondi pensione, piani di accumulo di capitale (PAC) ecc. Cioè prodotti inefficaci contro l’inflazione, ma su cui guadagnano moltissimo. Gli dà manforte la c.d. educazione finanziaria, in Italia asservita all’industria parassitaria del risparmio gestito. Questo libro indica i migliori strumenti a difesa del potere d’acquisto. Spiega come funzionano, perché purtroppo sono complicati. Si tratta di specifici titoli di Stato italiano o esteri: BTP Italia, BTP-i, OAT-ei, Bund-ei ecc. Ma anche di buoni fruttiferi postali e del Trattamento di Fine Rapporto (TFR). Quest’ultimo da molti anni è sotto attacco da parte di sindacati e associazioni padronali, in particolare della Confindustria col «Sole 24 Ore», anche qui in pieno conflitto d’interessi. Alcune soluzioni sono alla portata di tutti, altre no. A seconda dei casi offrono determinati vantaggi o hanno particolari limiti. In generale non fanno diventare ricchi, ma evitano di subire grosse perdite. L’obiettivo di questo libro è la sicurezza, non la rincorsa di illusori facili guadagni. Parti più tecniche spiegano poi i complessi meccanismi matematico-finanziari dei titoli indicizzati all’inflazione − BTP Italia, BTP-i, OAT-ei, Bund-ei, Obligaciones-ei e simili − in particolare in caso di deflazione o disinflazione.

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34-35  Perché allora vengono consigliati a tutto spiano gli investimenti azionari, addirittura per difendersi dall’inflazione, contro ogni evidenza? Perché i venditori porta a porta e allo sportello insistono coi fondi comuni e coi balordi piani di accumulo di capitale (PAC) ossessivamente in ambito azionario? Lo fanno perché sono fra le formule che gli permettono di portare via più soldi ai risparmiatori, già solo lecitamente; e magari anche con malversazioni coperte dalla mancanza di trasparenza. Lo attestano i dati dell’indagine sui fondi comuni che l’ufficio studi di Mediobanca pubblicava e aggiornava, per encomiabile iniziativa di Fulvio Coltorti, finché non sono riusciti a farli smettere. Nell’ultimo decennio esaminato risultavano oneri medi di gestione doppi per i fondi azionari rispetto a quelli obbligazionari: 2,5% annuo rispetto all’1,2% (vedi figura 5). C’è quindi una forte convenienza a rifilare i primi, visto che d’altra parte costa grosso modo uguale l’attività di gestione in ambito azionario od obbligazionario. Stessi costi, ricavi doppi.

38-39  Ma perché così cari? Il prezzo di un bene o servizio dipende in genere dal costo per produrlo o fornirlo. Una giacca di cashmere è più cara di una di un tessuto sintetico per il costo superiore del filato. Nell’ambito del risparmio gestito invece non è così. Le commissioni di gestione, ovvero il prezzo del servizio, sono slegate dai costi di produzione. Vengono fissate in base a un altro criterio: raschiare via ai risparmiatori più soldi possibile. Ciò è particolarmente evidente appunto per gli oneri addebitati per i fondi azionari, sistematicamente più alti, benché gestirli non comporti costi maggiori. Il motivo vero è che commissioni annue del 2%, 3% e oltre difficilmente si percepiscono, perché mescolate coi frequenti saliscendi dei mercati. Se un fondo azionario ha reso in un anno il 7%, l’investitore è contento e facilmente gli sfugge che in realtà le azioni avevano fatto il 10% e il 3% se l’è accaparrato la società di gestione. Vale lo stesso discorso nel caso di una perdita del 13% dopo un crollo dei mercati. Chi è in grado di appurare che in effetti solo il 10% è attribuibile al crollo delle Borse e il 3% invece alla rapacità del gestore? Pochissimi, soprattutto trovandosi sul groppone decine di fondi comuni, situazione creata proprio per confondere le idee. Arraffare così tanto da un fondo obbligazionario darebbe facilmente nell’occhio: con tassi di mercato bassissimi come negli ultimi lustri, togliere un 2-3% porterebbe a una performance netta negativa, difficilmente giustificabile. Per altro gestire un fondo comune costa pochissimo in entrambi i casi e può farlo un programmino informatico, senza scomodare l’intelligenza artificiale. Lo confermano i risultati dei fondi, regolarmente inferiori in media a quelli di mercato. Le spese poi per amministrazione, intermediazione ecc. sono direttamente a carico del fondo, per cui le commissioni addebitate sono praticamente tutto guadagno per la società di gestione. Aggiungiamo che la maggior parte delle commissioni non serve a compensare il lavoro dei gestori, generalmente inutile se non dannoso, bensì l’attività ben più importante dei venditori. Che è tenere buoni i clienti quando perdono e soprattutto convincerli ad agire contro i propri interessi, affidandosi al risparmio gestito.

§CONSIGLI DI LETTURA: STORIA MONETARIA DEGLI STATI UNITI, 1867-1960

Storia monetaria degli Stati Uniti, 1867-1960
Milton Friedman e Anna Jacobson Schwartz
Prefazione di John B. Taylor, IBL Edizione,
prima edizione 1 1963,  Princeton University Press

L’evidenza che emerge dalle vicende qui narrate, definisce come gli equilibri tra i titoli ad agire e le facoltà di impiego tra le istituzioni, siano democratiche, di reciproco controllo e di elasticità rispetto ai mutamenti macroscopici ed episodici riguardo ai processi economici e sociali mondiali. Lo studio di questo libro è una occasione formidabile per ripensare il nostro modo di intendere le nozioni di “crisi”, “moneta”, “valore”. Solitamente attribuiamo significati irriflessi e simbolici a livello totemico. Rappresentano invece rapporti sociali, nelle loro estensioni giuridiche, economiche e dei singoli rapporti sociali, nel momento stesso in cui comperiamo una caramella.

Non vi sono soltanto due mondi suddivisi tra i buoni e i cattivi, capitalisti e proletari, sfruttatori e sfruttati. Certamente tali qualifiche esistono nelle individuazioni tra i rapporti conflittuali che vi sono tra gli attori, ma in questo libro si nota come vi siano state persone e gruppi sociali che hanno agito per risolvere i problemi, in modo da porre le condizioni dello sviluppo e del benessere collettivo, oltre che alla stabilità dei sistemi sociali. Persone dotate di senso del dovere e testimoni del loro ruolo istituzionale. Al netto che molti non erano dei santi, come in ogni luogo della terra e in ogni ambiente di lavoro. Sono temi attualissimi. Si pensi solo al modo in cui noi pensiamo al termine “Crisi”: ogni volta che è stato proposto in termini apocalittici, avremmo dovuto avere la discesa degli arcangeli ogni due o tre mesi. Si prenda quest’opera come una cassetta degli attrezzi con i relativi manuali allegati, aventi la funzione di moltiplicare le possibilità di porci le domande volte a capire in modo più profondo i meccanismi attuali dei nostri rapporti sociali.

Quest’opera monumentale di ricerca applicata, di comparazione statistica, di elaborazione di teorie economiche, innestate in una metodologia di ricerca storica è stata negli anni sessanta del secolo scorso fino ad oggi, una dimostrazione formidabile dell’attività scientifica caratterizzata da una profonda onestà intellettuale nell’esporre in più registri linguistici le ipotesi e i limiti degli ambiti di applicazione.

Vi è un profondo rispetto per il pubblico di settore e per coloro che non sono pienamente addentro ai contesti e ai linguaggi economici, statistici e di politica monetaria. Nonostante l’intervallo temporale di studio e la complessità di ciò che si va a studiare, i resoconti, le tabelle, le formule di applicazione, la creazione degli indicatori e la loro messa in opera, oltre a essere rappresentate da una forma rigorosa, sono accompagnate da spiegazioni e correlazioni aventi una narrazione piana, lineare, volutamente lenta e scandita nei passaggi.

Il testo può essere letto come una catena di risultati di ricerca applicati a gruppi di anni disposti in serie cronologica ben definiti, disposti in contesti di analisi documentati con plurime rappresentazioni algebriche, grafiche, normative, valutative e politiche.

Non ci si annoia perché tutto ciò che viene proposto dalla raccolta e dalla elaborazione dei dati, oltre alla loro definizione e disposizione in teorie descrittive l’agire umano, l’andamento delle economie, e le prospettive di benessere e di ricchezza o di povertà per tutti noi, tutto ciò considerato un fatto non pienamente chiaro. L’attività di ricerca, quindi, non si ferma solo nella definizione coerente di ipotesi e nella loro disposizione in teorie ben comprese dal pubblico di riferimento. E non è conclusa neanche nella determinazione dei protocolli intersoggettivi di ricerca e di raccolta delle informazioni, tali da poter essere trasformati in “dati”, “variabili” che riportino una descrizione evolutiva dei processi storici dell’andamento della moneta, anzi delle monete, dei prezzi, dell’inflazione, del reddito, del PIL.

Il passo veramente degno di nota, è la fase rigorosissima di comparazione tra gli Stati nei loro rapporti economici, produttivi e finanziari di scambio, ove anche la moneta (e quindi la ricchezza dei singoli e delle collettività) è messa in questione nell’attendibilità dei risultati ottenuti.

Tutto ciò è innestato in una discussione aperta e con argomenti NON AMBIGUI e ben delimitati nel porre le valutazioni in modo che le correlazioni rilevate abbiano l’attitudine per un impiego di analisi attraverso modelli di causazione. Si cerca in modo filologico di riconfigurare il processo storico in una proposta di cause ed effetti, per spiegare singoli eventi e disporre tendenze di lungo periodo.

La bellezza, vero e proprio godimento estetico, affiora dal rispetto e dall’educazione che i due autori hanno verso i collaboratori della loro ricerca pluriannuale spiegando e riconoscendo in modo puntuale il loro contributo.

Tale caratura morale emerge anche nel modo in cui il lettore è invitato a questo libro. L’anfitrione, cioè i due autori, aprono la porta a noi ospiti e si collocano di lato, in modo che si possa accedere con agio e in libertà.

Il libro è voluminoso e a parte qualche specialista, difficilmente può essere letto immediatamente e con speditezza fino alla fine. Qui è la sua caratteristica: è un insieme di più tomi, con dentro plurime narrazioni dal punto di vista economico, storico, politico, statistico, metodologico, le quali costituiscono un’unica e ben congegnata trama narrativa.

Ognuno di noi ogni giorno compera qualche cosa e richiede un servizio e lo paga. Siamo sottoposti al pagamento delle tasse e delle imposte. Cerchiamo di ottenere redditi e, profitti per impiegarli in consumi e investimenti. Dal pacco di pasta, ad una obbligazione, al pagamento di una assicurazione, al richiedere il servizio di trasporto e di assistenza.

Consiglio di non correre nelle prime pagine e di fermarsi, per approfondire il significato esplicito dei termini esposti in modo preliminare. Consideriamolo come un allenamento iniziale prima di recarsi in palestra. È un investimento su noi stessi.

Se ci facciamo caso gli orientamenti politici, le opinioni, le discussioni che abbiamo ogni giorno, derivano anche da quell’oggetto mistico denominato “moneta”. Quest’opera è una occasione per acquisire un approccio laico nell’affrontare questo tabù, in modo tale da non cadere preda da santoni, da coloro che svolgono politiche in modo populistico, sollecitando le nostre paure, insicurezze e angosce.

È un gigantesco esempio di condivisione democratica del sapere, oltre che a fornire un livello dei nostri livelli e abilità nel comprendere gran parte delle nostre attività sociali, sia a livello individuale sia collettivo.

E in più si nota come le vicende assumano quasi la caratura di un romanzo riguardo gli scontri tra i gestori delle istituzioni bancarie e governative, locali e nazionali. Emerge in un’ottica di lungo periodo la considerazione che una ripartizione dei poteri non ambigua, il reciproco controllo, e la nomina di persone qualificate e non cooptate, sia la migliore garanzia per attrezzarsi ad affrontare le crisi.

Si può anche riporre il testo dopo averne letto una parte minima, per poi, dopo aver approfondito ciò che riteniamo utile, riprenderlo, ritornare indietro e proseguire la storia di questa moneta negli USA, per limare uno spettro di osservazione e di elaborazione a più dimensioni.

Non è un libro che impone il suo sapere a noi incerti e ignari, volto a imporre per autorità teorie già ben definite. Abbiamo, invece, la possibilità di condividere i dubbi, i miglioramenti e l’offerta di un’etica tesa alla ricerca e al sapere condiviso, dove l’inadeguatezza e l’ignoranza è un tratto essenziale, che innestato in una biografia avente l’etica del rispetto e del miglioramento, offre un esempio di scambio e di crescita personale in una cittadinanza del sapere democratico.

Il dubbio, l’umiltà, la volontà di migliorare forse sono il risultato che scandisce la tonalità di questo studio monumentale: il nostro tesoro condiviso.