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§CONSIGLI DI LETTURA: IL RISOLUTORE

Pier Paolo Giannubilo. Il risolutore. Una vita estrema, 2019, RIZZOLI LIBRI

La lettura di quest’opera entra direttamente nelle viscere di noi stessi, nel nostro inconscio collettivo, nel nostro recente passato.

Il libro offre uno specchio dell’Italia di ieri sera e di oggi sul terrorismo, sulle stragi, sulla guerra fredda e su quelle calde dei nostri giorni. I protagonisti e gli avvenimenti sono accaduti, tutti, nessuno escluso. Qualche nome è cambiato per evidenti ragioni, dovute al tema che è riferito alla memoria di un sottosuolo. L’Italia delle stragi e dei servizi segreti operativi anche all’estero.

Una intervista biografica trasformata in un romanzo, dove nello svolgersi della narrazione l’autore e il protagonista si compenetrano nei loro recessi emotivi e ancestrali, passibili di divenire un lato della nostra memoria collettiva inconscia. Se ci si inoltra nella lettura, il distacco emotivo è impossibile. Gli eventi arrivano dentro le viscere del lettore.

Pag. 265 “[…] Io mi sono buttato in quest’impresa con motivazioni da vendere, ma lui perché lo sta facendo? Perché lanciarsi senza paracadute in un coming out così azzardato, che metterà a repentaglio tutti i suoi rapporti personali? La sua versione è che ha deciso di rompere il silenzio per due ragioni. Primo, per riconciliarsi attraverso un atto di verità con se stesso, col prossimo e col Dio d’amore sulle cui tracce si è rimesso da anni – la penitenza pubblica di un cristiano delle origini, tanto più efficace quanto più pubblica. Secondo, per contribuire a «fare un po’ di luce su alcune questioni della nostra storia recente che a molti, per troppo tempo, ha fatto comodo occultare». […]”

Pag. 267 “[…] La verità è che non sono mai uscito da me stesso scrivendo di lui – neanche per un momento. […]”

Il punto di vista è focalizzato dentro i corpi raccontati, sognati e vissuti dal protagonista. Lo scrittore è parte integrante del libro come protagonista e disponendo il ritmo della narrazione anche attraverso alcune sue concomitanti vicende biografiche. La vicenda si caratterizza anche per un contrappunto tra il passato che è vivo nel dialogare concretamente con il presente attraverso il malessere che corre tra gli occhi del protagonista e dello scrittore.

Il protagonista usa lo scrittore per raccontare le sue storie in un’ottica di rivisitazione del passato, quasi per trasformarlo in un testamento, per rimodulare le scelte accadute. Vi è il tentativo di immaginare diversi schemi temporali, in cui innestare giustificazioni del proprio operato. Vi è l’intento di fotografare nuovamente l’accaduto con diverse cromature, in modo che si possa lenire il dolore, per la lacerazione infinita del presente, dove la persona, le convinzioni passate e attuali, il proprio operare, le immagini di sé, rappresentano uno scarto contraddittorio. Con la consapevolezza, che se lo scarto opprime e dilania, la cura mostra l’errore e l’orrore della propria vita, cioè di ciò che si testimonia di sé: un integrale atto di accusa.

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Un libro tragico nel suo fine, perché, anche se lo scrittore riuscisse a offrire un resoconto farmacologico, l’esito della cura toglierebbe la nevrosi, il cruccio, la lama che taglia ogni bugia, tesa a occultare la colpa e l’integrale responsabilità di se stessi per una sconfitta subita e voluta, che sfiorisce la speranza di una vita migliore. Da una vita connotata da iperattività, che si contraddistingue in una fuga tracciata in un percorso circolare, dove si tenta di occupare ogni luogo di proprie opere e parole per occultare la catena potenzialmente infinita delle azioni oscure e innominabili, alla fine si dipinge la propria sconfitta. La sopravvivenza nel presente celebra la negazione di tutto ciò che si è sempre voluto.

Dall’altra parte lo scrittore, usa anche lui il protagonista e il suo vivere in modo terapeutico. È scisso da un rimando continuo del suo tempo, e dalla negazione delle persone, degli auspici e delle possibilità di relazione con le parti del mondo, tenute per intime. Una ex, una donna amata, la madre, la sorella che si vuole aiutare e che rimane sola, le aspirazioni di scrittore, la doppia immagine che è nel pubblico lavoro e nelle proprie credenziali rispetto alla comunità di riferimento, e alle sospensioni ondivaghe della percezione di sé nel tempo. Una adolescenza non finita, e non pienamente compresa, una prospettiva di azione negli stadi successivi dell’età adulta, nel senso integrale di inadeguatezza di ciò che si è facendo, nel pensare e nello scrivere rispetto a ciò che si prova nell’immedesimarsi nella propria carne. La propria carne del corpo che è inadeguata per un trapianto verso la madre, l’unico possibile contatto salvifico. Dall’incapacità di relazionarsi con la madre, nel momento che ella dimorò nelle case del ghiaccio, prima di uscire verso la strada senza riflesso. Nell’ammirare esternamente la sorella, in confronto alla sua incapacità emotiva, espressiva, operativa rispetto al dolore.  

E ora sentendosi monco, ecco che incontra un universo dell’altro che è di Piero e Alessandro Manzoni l’erede, nell’arte, nella scrittura di poesie su se stesso e sull’Italia nei suoi conflitti in ombra, ma sempre presenti. Lo scrittore, di rimando, assieme al protagonista, attraverso l’orrore e all’apparentemente assurdo, dialogano testimoniando di ciò che fu di loro stessi, delle loro speranze sfiorite, nel racconto d’invenzione di quei petali di giorni, tentando di offrire un polline reale verso il futuro.

I due parlanti stipulano un’intesa sapendo che il prezzo da pagare è la consapevolezza che porta l’ansia, il pericolo, e l’avvertimento di una caducità del proprio vivere in una progressiva sporgenza verso il bilico di un burrone. Il racconto è l’unico segno visibile dal cielo, scritto in un’isola arsa di Sole, di parole, e di persone, che offre la testimonianza di un altro vivere per rigenerare l’immagine di un nuovo futuro.

E qui è l’arte che canta nel ricordo e nell’esposizione, la loro volontà di scontare la propria pena, che è tutta il loro vivere. L’unica energia rimasta per seminare un’altra, disperata stavolta, possibilità d’esistenza.

§CONSIGLI DI LETTURA: LE GUERRE DI MUSSOLINI. DAL TRIONFO ALLA CADUTA

John Gooch Le guerre di Mussolini dal trionfo alla caduta Le imprese militari e le disfatte dell’Italia fascista, dall’invasione dell’Abissinia all’arresto del duce.

Titolo originale: Mussolini’s War. Fascist Italy from Triumph to Catastrophe, 1935-43 Original English language edition first published by Penguin Books Ltd, London Copyright © John Gooch, 2019 The author and illustrator have asserted their moral rights All rights reserved Traduzione dall’inglese di Marzio Petrolo, Micol Cerato, Cecilia Pirovano Prima edizione ebook: settembre 2020 © 2020 Newton Compton editori s.r.l., Roma

Il libro di John Gooch offre una ricca bibliografia riferita agli attori istituzionali implicati nelle vicende delle guerre d’Italia durante il periodo del fascismo. Un puntuale resoconto storico che snoda le fasi di preparazione, di inizio, di svolgimento e fine dei conflitti. Passa dal livello di diario, a quello di lettera, al riassunto di una riunione, al dispaccio, e alle riflessioni scaturite dalla lettura dei documenti storici che negli anni si rivelavano dopo la seconda guerra mondiale.

È utilissimo nell’approfondire il fascismo nella sua organizzazione militare ed istituzionale che pervadeva l’intera società italiana. Vi sono motivi storici per la rimozione di ciò che l’Italia e gli italiani furono in quegli anni nella messa in campo della politica coloniale, nelle repressioni interne, nella povertà, nel relativo miglioramento e progresso dovuto allo sviluppo tecnologico, e al lento ma continuo processo di alfabetizzazione, accompagnato da una limitazione ideologica e repressiva della libera ricerca e del libero pensiero. E ancora di più, nella nostra inclinazione ad abbandonare l’alleato di un’ora prima, per abbracciare il più forte che emerge nella contingenza.

Nel libro risultano tendenze di lungo periodo di noi italiani nella mancanza di organizzazione e della improvvisazione che si legano a una notevole creatività, associata però alla negazione della realtà dei fatti e dei propri limiti, per ottenere il consenso basato sulla suggestione, sulla bugia, sul plauso e sulla teatralità. Prevale in modo strutturale l’impreparazione, il clientelismo deleterio che premia figure analfabete, inadeguate, criminali e meschine. Sia chiaro: l’opera Benito Mussolini nell’accentrare il potere, inibire il coordinamento tra i vari corpi militari e nel disattendere i piani e i consigli preparati dai tecnici, dagli economisti, dai pochi generali valenti e onesti intellettualmente che lo criticavano nelle sue scelte portando argomenti chiari e coerenti, non è giustificata. No. Anzi: lui e l’apparato sono ancora più responsabili di aver portato a morire decine di migliaia di giovani consapevolmente e di averli lasciati allo sbaraglio senza armi, vettovaglie e indumenti.

La figura di Benito Mussolini risulta completamente inadeguata, limitata, folle nell’intendere la guerra, la tattica, la strategia. Considerando il contesto italiano deficitario di materie prime e di fattori di produzione siderurgici in una strutturale dipendenza dai capitali esteri, emerge l’ineludibile tendenza a finire nelle braccia della Germania durante il corso della guerra. Braccia velenose e crudeli.

Come in ogni guerra, in uno stesso esercito o battaglione vi sono atti di crudeltà e di orrore, assieme a quelli di eroismo, umanità e di fraterna compassione anche per i civili. Nel libro è descritta passo passo la nostra responsabilità, censurata nella memoria collettiva, della guerra di Spagna: fummo risoluti nella letalità e nella crudeltà, come nella guerra d’Etiopia. Nonostante tutto, però, a molti generali e alti funzionari delle istituzioni governative, fu chiaro che non eravamo in grado di sostenere una guerra contro le forze imperiali. Nel libro è trattata in parallelo l’invasione delle Jugoslavia, della Grecia e dell’Albania. E in ognuna di queste tragedie emerse rispettivamente l’orrore che compimmo, la valida resistenza dei greci e la nostra impreparazione che ci obbligò a richiedere l’aiuto della Germania. Fu l’inizio della fine che fu anche declinata nella ridicola invasione in Francia; ridotta a una serie di scaramucce nei confini, che causarono una seconda richiesta di aiuto alla Germania. Vi sono preziose pagine relative alla preparazione e alla conduzione della “gloriosa” campagna in URSS. Il disastro consapevolmente voluto.

I militari italiani al netto dell’impreparazione organizzativa e logistica di queste campagne di guerra, furono simbolicamente fucilati alle spalle dai generali; descritti uno per uno. Nonostante tutto, alcuni reparti delle forze armate italiane furono ammirati e rispettati sia dai tedeschi, come Rommel, sia dagli inglesi, in particolare gli alpini e i bersaglieri che combatterono con il nulla che avevano a disposizione.

Vi sono anche le descrizioni dettagliate degli scontri tra i croati e i serbi e tra questi, tra i cetnici, i repubblicani, i comunisti, i musulmani, gli albanesi, i kosovari e i montenegrini. Non furono   da meno anche loro nelle azioni crudeli. I fattori di quei conflitti sono utili a comprendere le instabilità politiche del presente in Europa.

È un libro veramente storico: una miniera per comprendere oggi e ieri, indirettamente anche prima del fascismo. L’autoritarismo. La formalità stucchevole e polverosa, quasi tenue che nasconde però il disprezzo totale per il popolo. Una nazione di mentalità signorile che tende ad accentrare il potere in pochi cooptati per la benevolenza da parte dei potenti, e che tiene il controllo verso i cittadini con un paternalismo a gocce da una parte e da una fredda autorità verso i sottoposti. Una mentalità signorile che fa la voce grossa con i più deboli, ma pronta a riverire chiunque gli si mostri di poco più forte. Compiacente verso il miglior offerente in modo sciatto, meschino, goffo e assurdamente controproducente.

Forse sono caratteristiche che si possono ritrovare ancor oggi.

È sorprendente come i pochi generali, nell’aderire al fascismo e alle sue caratteristiche più oscure, alla fine mostrando anche un amor proprio per sé e per la patria, opponendosi alla sciatteria guascona del regime e dello stesso Benito Mussolini, fossero rimossi immediatamente, inascoltati dai loro colleghi, i quali mostrarono un atteggiamento meschino e rivoltante nell’evitare le proprie responsabilità, accusando i propri sottoposti.

Leggendo questo lavoro imponente si prova vergogna per ciò che siamo stati, e compassione per le donne e gli uomini traditi e mandati allo sbaraglio. Un paese che uccide i propri figli e che nega una visione strategica per le generazioni future. E forse anche queste sono caratteristiche attuali.

Un libro di altissimo livello storico che, oltre a fornire un quadro a tutto campo delle relazioni sottostanti al fascismo durante la guerra, offre specchi caleidoscopici nel futuro, cioè nel nostro presente.