““Poirot. Tutti i racconti (Hercule Poirot) di Agatha Christie (Autore), D. Fonticoli (Traduttore), G. M. Griffini (Traduttore), L. Lax (Traduttore), Ed. Italiano 2012, Mondadori, Milano
Quando una copia muta divenendo altro dal modello originale, e trasfigurandosi in un capolavoro che esprime inediti sensi estetici.
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Hercule Poirot con il suo correlato capitano Hastings all’inizio dei primi racconti, si riferiscono entrambi a Sherlock Holmes e al dottor Watson. Vi è un evento traumatico dovuto ad un assassinio, ad un furto, ad una truffa che portano a misteri circa l’autore, il motivo, gli eventi sotterranei concomitanti e passati, nella stessa dinamica del fatto criminoso.
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Agatha Christie ne fu consapevole, e iniziò a scrivere i primi racconti brevi e a puntate per le riviste settimanali e mensili, come lo stesso Arthur Conan Doyle intraprese decenni prima, avendo un pubblico crescente di lettori e un aumento ininterrotto degli introiti. Agatha Christie ne fu un’ottima allieva: una delle scrittrici più prolifiche con un occhio rivolto agli aspetti imprenditoriali, organizzativi, editoriali, in particolare per i ricavi.
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Poirot nasce per opposizione alle caratteristiche morfologiche e caratteriali di Holmes, sebbene il risolvimento del caso si ha per una trama che esprime una dialettica elementare di fondo fissa. L’evento snoda i ritmi del racconto tra il luogo familiare di Sherlock fino all’analisi del luogo, nella valutazione dei soggetti implicati, per poi ritornare nella dimora propria che è anche quella mentale, dove ritessere i racconti, le bugie, e gli echi attorno all’evento accaduto, per risalirne alla causa.
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Tutto questo vi è anche in Poirot all’inizio. Negli anni successivi di pubblicazione dei racconti, le situazioni si fanno più articolate. Vi sono anche i comprimari, donne e uomini, che agiscono per suo conto, e durante alcuni passi, lui rimane nello sfondo. Se entrambi sono razionali, analitici ed esprimono il senso sperimentale delle scienze tra la fine del secolo diciannovesimo per l’inizio del ventesimo, nelle pratiche investigative, Sherlock, però, era un drogato ciclotimico maniaco depressivo, mentre Poirot è un maniaco dell’ordine, estremamente controllato e attento alla sua salute e alla esteriorità ed eleganza.
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Sherlock amplia le sue conoscenze enciclopediche in funzione del risolvimento dei casi, mentre nei periodi di stasi è quasi catatonico. Poirot, invece, seleziona le sue vaste conoscenze in funzione delle esigenze di investigazione, per la sua irresistibile curiosità. Entrambi sono vanitosi e ci tengono ad essere considerati i più abili investigatori del loro tempo, sebbene Sherlock in modo indiretto, a differenza di Poirot che lo esige.
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Fin qui si potrebbe dire che Agatha Christie abbia fornito una eccellente copia, innovativa, con estro ed agilità nello stile di scrittura. E forse vale solo per i primi racconti, ma ella scrisse di Poirot all’inizio della prima guerra mondiale fino al 1939. Ella è di due generazioni più avanti rispetto ad Arthur Conan Doyle. I suoi personaggi diventano sempre più complessi. In Sherlock Holmes le donne acquisiscono una autonomia intellettiva però rivolta ancora al male, e allo straordinario, e man mano hanno sempre più possibilità di studiare, agire, riflettere nella trasformazione dell’epoca Vittoriana. In Agatha Christie le donne acquisiscono ruoli lavorativi ed istituzionali sempre più avanzati, segno del progresso generale del primo novecento e anche della sensibilità ed estrema intelligenza, nonché dello spirito di osservazione da vera ricercatrice sociale di Agatha Christie. Non si hanno solo i personaggi neri della donna d’amore malato e della arpia rapace, ma anche delle segretarie estremamente capaci, delle donne che collaborano con Poirot per incastrare i colpevoli, rischiando in prima persona, assieme alle forze dell’ordine. Compaiono vedove e donne sole che amministrano beni, e tengono su le famiglie contro i rispettivi mariti, figli, e amanti inetti.
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Consapevole del suo pubblico, e della necessità di guadagnare, lentamente, Agatha Christie con ironia, rende quasi naturale che le donne avessero un ruolo letterario e sociale sempre più vicino per le capacità, i diritti, le possibilità a quelle degli uomini. Irresistibile nel sarcasmo circa le mode del secondo ventennio del ventesimo secolo, dai vestiti, alle musiche, alle abitudini, alle convinzioni rese ridicole della tradizione, non in modo polemico, con invettive dirette, ma nel rendere ridicoli i parrucconi con un perfetto humor inglese.
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Agatha Christie registrava i nuovi modi di interagire rispetto alle abitudini delle classi sociali più elevate in Gran Bretagna, rendendole accessibili verso gli strati della borghesia che si allargavano sempre di più. Questo è uno dei fattori del suo successo. E il bello è che il fustigatore è quello snob belga quasi sempre fuori tempo di Poirot, che, con il suo sguardo tagliente, ma involontariamente ridicolo, aderiva indirettamente alla tradizione elitaria, e moralistica inglese.
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Cambiano i collaboratori di Poirot, e anche i tempi della narrazione in cui il passato e il presente delle sue gesta si mischiano, e così anche i poliziotti con cui collabora: all’inizio tronfi, sciocchi, incapaci ed ottusi, fino ad acquisire una propria autonomia di azione e di supporto al nostro protagonista.
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Come Sherlock che pian piano mostra le trasformazioni urbanistiche, lo sviluppo industriale e tecnologico dell’Inghilterra e in particolare della città di Londra, così è anche per Poirot, ma in quest’ultimo vi è un’attenzione agli arredi, alla vita materiale, anche di tutta la Gran Bretagna e di altri luoghi d’Europa. Poirot va nel continente più volte, e anzi anche in Egitto. Agatha Christie ci offre piccoli quadri delle dinamiche sociali dell’epoca. Il lettore ne sente i profumi, i colori, l’arredamento delle case vissute, gli odori dei cibi.
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Conan Doyle fu dapprima un giornalista e poi uno scrittore eccellente. Fu la sua fortuna nel creare racconti con più registri linguistici accessibili ai lettori. Agatha Christie acquisì la stessa abilità, ma non può essere inscritta solo in questa poetica di scrittura. In base ai personaggi cambia lo stile: da quello diretto e gergale in stile realista, a quello finemente psicologico, fino a comporre descrizioni decadenti dal punto di vista estetico, per poi lanciarsi in velocità verso ritmi d’azione quasi poliziesca moderni. Riesce a condensare tali stili in un unico racconto, disponendolo in un ritmo che armonicamente pone in una successione lineare e continua gli eventi.
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I racconti potrebbero essere apprezzati ancor di più, se in concomitanza fossero letti in lingua originale. Si avverte quasi subito, di come Ella assorbisse nuovi termini anche di uso quotidiano e gergale e li innestasse nelle forme canoniche di interpretazione, fornendo però in modo discreto una sua interpretazione che è un doppio inganno, perché le rende a prima vista naturali, benché siano una sua creazione compositiva. E qui è la sua grandezza: è una generatrice continua di dialettismi gergali che attraverso la sua opera quotidiana, diventano frasi comuni, per condensarsi in veri e propri schemi letterari di scrittura.
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Agatha Christie è una vera Maestra di scrittura con la “M” maiuscola, che, nel contempo, permette la fruizione estetica della lettura, di un genere che attraverso il suo minuzioso lavoro quotidiano ha generato solchi narrativi e visivi ancora in opera oggi. Con dietro il suo personaggio Hercule Poirot che se la ride soddisfatto, bevendo una tisana calda, con i piedi davanti al calorifero a gas, così regolare nelle sue linee, a differenza del disordinato, rumoroso e puzzolente polveroso camino a legna.