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#13 Contaminazioni: Passacaglia: Il presente e il passato

26 marzo 2013 

Nella curiosa e lieta familiarità che talvolta appare nel camminare in territori sconosciuti, subito dopo il primo respiro solitario, rifluisce il passato che si fa dinanzi e ci accompagna nel sentiero. La folla degli eventi possibili e accaduti dispiegano ventagli di emozioni, come questa Passacaglia dalla Suite n. 7 di George Friedric Haendel che offre arie in progressione, con sequenze di note ripetute in modo analogo all’arte della fuga di Johann Sebastian Bach. Infatti, abbiamo già un’idea di dove andrà la cellula musicale ripetendosi in toni di poco diversi.

Nell’ascolto e nel contemporaneo ricordo del motivo precedente, vibra in noi dolcezza e nostalgia. Le note si aprono nella rincorsa degli archi come lacrime che scendono sui sorrisi pizzicati dell’arpa. Ogni motivo non si chiude, perché ricomincia come un passo dopo l’altro in un ritmo cadenzato di un sentiero sempre più largo in una progressione indefinita verso noi stessi. E infatti l’arpa raccoglie tutti gli spicchi dei suoni precedenti.

Come una fontana che raccoglie i flussi, così, appena finito il getto d’acqua, questo s’adagia e s’appresta a ripartire con una cascata di note raccolte nei violini e pronti a gettarsi in toni più alti.

Come l’arpa è pronta a ricevere il nuovo annuncio, dopo una breve sospensione, così noi in seguito, attoniti per la meraviglia, ricominciamo il cammino accompagnati da nuovi riflessi di quello che siamo stati.

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Georg Friedrich Händel ritratto da Thomas Hudson nel 1749.
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Per ascoltare la Passacaglia dalla Suite n. 7 di George Friedrich Haendel premere QUI

#12 Contaminazioni: La sorellanza e la fratellanza: Sly and Family Stone

21 marzo 2013 

The sisterhood and brotherhood as: Sly And Family Stone.
La sororité et de fraternité que: Sly Stone et Famille.

Questo gruppo che parte alla fine degli anni sessanta, oggi è considerato come una band musicale soul variopinta. Eppure tanti gruppi, a loro si sono ispirati. Loro hanno aperto una porta, dove, ancora oggi, i musicisti attingono. La fratellanza e la sorellanza. Freddy, il fratello di Sly, suonava la chitarra. Larry Graham suonava il basso. Cinthya Robinson e Jerry Martini suonavano rispettivamente la tromba e il sassofono. Un bianco e una nera che suonavano assieme sopra il palco. E Greeg Enrico alla batteria: un ispanico. Questo gruppo suonava come se fossero un’unica persona. Il gruppo non attraversava i confini razziali: li cancellava. LE DONNE SUONAVANO STRUMENTI. GLI UOMINI CANTAVANO E LO SHOW ERA MANDATO AVANTI DA UN NERO. In Europa, ancora oggi noi tutti ci dobbiamo arrivare. Ed ecco a voi “Stand” che parla del colore della pelle, dell’odio e dell’amore. Signori questo è il nostro futuro.

This group, which starts at the end of the sixties, is now regarded as a band colorful soul. Yet many groups, they were inspired. They have opened a door, where, even today, the musicians draw. Freddy’s brother Sly, played the guitar. Larry Graham played bass. Cinthya Robinson and Jerry Martini respectively played the trumpet and saxophone. A white and a black playing together on the stage. And Greeg Henry on drums: a Hispanic. This group sounded as if they were one person. The group crossed racial boundaries: they erased. WOMEN played instruments. SUNG MEN AND THE SHOW WAS SENT NEXT TO A BLACK. In Europe, we all still have to go. And here “Stand” that talks about the color of their skin, hatred and love. Gentlemen, this is our future.

Ce groupe, qui commence à la fin des années soixante, est aujourd’hui considérée comme une âme bande colorée. Pourtant, de nombreux groupes, ils se sont inspirés. Ils ont ouvert une porte, où, aujourd’hui encore, les musiciens dessiner. Frère Freddy Sly, jouait de la guitare. Larry Graham joue de la basse. Cinthya Robinson et Jerry Martini respectivement joué de la trompette et le saxophone. Un blanc et un noir à jouer ensemble sur scène. Et Greeg Henry à la batterie: un hispanique. Ce groupe sonne comme si elles étaient une seule personne. Le groupe a traversé les frontières raciales: elles effacées. Les femmes ont joué des instruments. Sung Men et le spectacle était ENVOYÉ à côté d’un noir. En Europe, nous avons tous encore à parcourir. Et ici, “Stand” qui parle de la couleur de leur peau, de la haine et de l’amour. Messieurs, ceci est notre avenir.

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Per ascoltare “Stand” premi QUI

#11 Contaminazioni: Ognuno di noi è già una gemma: Glenn Gould: Variazioni Goldberg

26 febbraio 2013 

Le “Variazioni Goldberg” (BWV 988) sono un’opera per clavicembalo consistente in un’aria con trenta variazioni, composte da Johann Sebastian Bach fra il 1741 e il 1745 e pubblicate a Norimberga dall’editore Balthasar Schmid. Sono dedicate a Johann Gottlieb Goldberg, a quel tempo in servizio come maestro di cappella presso il conte von Brühl a Dresda.

L’opera è stata concepita come un’architettura modulare di 32 brani, disposti seguendo schemi matematici e simmetrie uniche.

 

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Johann Sebastian Bach presa da QUI

 

Glenn Herbert Gould (Toronto, 25 settembre 1932 – Toronto, 4 ottobre 1982) il pianista che rese ogni opera da lui eseguita presente e immediata per il pubblico, mostrando rispetto per ognuno: acculturato e non.

 

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 In questa registrazione Bach e Gould sono assieme. Il pianista nonostante le mani doloranti per l’artrite, suona le variazioni di dodici scale per dodici toni impiegabili con differenti strumenti e sonorità, offrendo la possibilità di ascoltarle come se ci fosse un presente di speranza, di bellezza, di compassione, di sorriso e di compiacimento per la nostalgia di ciò che fu e che appare in forma nuova senza nulla lasciare del passato.

La povertà e la nudità di questo ascolto genera la possibilità del futuro che ci copre con il manto caldo e pulito, rispetto a qualche fastidioso granello volgare e compiaciuto del presente. Una vera e propria gemma.
Per ascoltare le Variazioni Goldberg premere QUI

#10 Contaminazioni: L’angelo di questa terra: Patti Smith

21 febbraio 2013 

Patti nella sua canzone “Gloria” offre un messaggio laico di condivisione senza colpa e richiesta di sangue e trasfigura e reinterpreta canzoni del passato, trasformandosi in una cassa di risonanza blues. Il BLUES DELLA TERRA: di questa terra, cioè di tutti.

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“Gloria” nelle lingue antiche significa anche l’acclamazione, il battere le mani. Far alzare qualcuno. Portarlo alla luce. Colui che cammina intorno ai molti e porta il messaggio. XLEOS: ciò che fornisce luce. Ma talvolta si dice anche di ciò che viene dal buio, dalla morte, dal dolore. E perciò offre una speranza.

Ma “Gloria” annuncia la speranza partendo dal dolore, in analogia ai vecchi canti luterani, dove vi è il rapporto diretto con il figlio di Dio trasfigurato.

 

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Il gruppo musicale dei Doors riprese il testo dai Them e lo modificò annunciando la trasfigurazione come viaggio interiore, a prescindere dalla comunità religiosa di riferimento. Una elevazione onirica che apre le “PORTE”. Il bambino è già trasfigurato, attraverso una singolare esperienza interiore.

 

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Patti Smith, senza nulla togliere ai Doors e ai Them, compie un passo innanzi per il nostro futuro. Nella canzone si parla di questo uomo che è morto e si dice che sia trasfigurato facendosi carico del sangue e della colpa. Lei accetta la Gloria, la luce e il messaggio, ma non in quanto medicina della malattia dell’oscurità. Non perché si deve togliere la macchia dell’omicidio. Accetta la Gloria dell’uomo. Apre le sua porte a questo uomo, a questi uomini qui in terra. Non di un altro mondo. La Gloria qui in terra per tutti. UN MESSAGGIO LAICO.

Per ascoltare GLORIA premere QUI

 

#9 Contaminazioni: Un respiro che è già melodia: Nina Simone

18 febbraio 2013  

Nina Simone, nome d’arte di Eunice Kathleen Waymon ( Tryon, 21 febbraio1933 – Carry-le-Rouet, 21 aprile 2003).

Fu una cantante, pianista, scrittrice e attivista per i diritti civili. È stata soprattutto un’interprete jazz, anche se il suo stile variava fra diversi generi, dal soul, al blues, al folk e al gospel.

Ma lei esprime anche il classico. Lei è l’esempio di come cuore, tecnica, talento non conoscano steccati.

 

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Per esempio nella sua canzone Sinnerman, abbiamo Johann Sebastian Bach. Le toccate e le fughe.

Lei segue le scale con il suo timbro corposo e sanguigno e nella regolarità dei contrappunti, la sua voce erompe nei primi minuti piano piano, con una tensione crescente e trattenuta. Di questo uomo che porta il sonno e l’ottundimento della ragione, di un uomo amato, ma avaro di risposte.

E lei allora dal secondo minuto aumenta il timbro e lo richiama, mantenendo ordine in modo dimesso, senza eccedere. E poi nel secondo minuto apre la sua voce. E lo ripete, con richiami ritmati nel blouse, come se si corresse o si chiamasse in un’onda da stadio, con il braccio che vuole attenzione. E poi quasi alla fine del terzo minuto riprende il ritmo e l’orchestra va da sola. Il ritmo fa da contrappunto. E lo ripete ancora coinvolgendo l’ascoltatore e poi lei chiude la fuga suonando il piano. UNICA. MERAVIGLIOSA. 

Perché poi il ritmo riprende e lei come se fosse nella fuga per eccellenza, assieme all’orchestra ricomincia e non canta più: emana le tonalità solo con il respiro !

E al settimo minuto la sua voce, e non più il piano, guida l’orchestra: IMMENSA.

Per ascoltare Sinnerman premere QUI.

#8 Contaminazioni: Clara Schumann: ascolto umile e condivisione generosa: le basi della eccellenza

12 febbraio 2013

 

Clara Schumann in questa sonata per violino e piano, suonò con Jozsef Joachim: grande violinista e collaboratore di Johannes Brahms che compose per lui i primi due quartetti e alcuni passi di Richard Wagner degli ultimi quarti; questo per dire la grandezza e la stima che tutti avevano di questo portento. LEI, Clara, provò e intese l’elaborazione del violino non più esclusivamente come strumento da solista, ma anche nel tessuto compositivo con il pianoforte. Entrambi gli strumenti qui dialogano alla pari.

 

E da qui il virtuosismo scaturito dai due strumenti, assumendo un tono dimesso, dialogano in trame sempre più fitte dove i concerti di violino e pianoforte si trasformano sempre più in basi per eventuali concerti per orchestra e pianoforte e/o violino. Lo stesso Brahms con Joachim impiegò quasi 14 anni per passare da un concerto per pianoforte alla prima sinfonia.

 

E LEI, Clara, suonò le sue opere al pianoforte e con Joachim al violino, alla pari e sperimentando un mondo cui ancor oggi siamo immersi. In queste sue “3 Romanze per violino e pianoforte op. 122”, l’arco pizzicato del violino cammina di pari passo con i timbri lenti del pianoforte, senza mai eccedere, affinché le variazioni sempre più acute non debordassero nel virtuosismo elementare e vanitoso. E LEI riusciva in questo anche assieme a Robert A. Schumann, suo marito, che la ascoltava, provava e poi lui stesso ricomponeva.

 

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Clara Schumann. Immagine presa da QUI

 

Lei era dotata di un ascolto umile  teso a condividere ogni sua creazione. Lei era l’eccellenza.

Per ascoltare le “3 romanze per pianoforte e violino op. 122” premi QUI

 

#7 Contaminazioni: Svegliato dal sonno di pietra

5 febbraio 2013  

Da “Niente di nuovo sul fronte occidentale”. E. M. Remarque

“[..]
Egli cadde nell’ottobre 1918, in una giornata così calma e silenziosa su tutto il fronte, che il bollettino del Comando Supremo si limitava a queste parole: “Niente di nuovo sul fronte occidentale”.
Era caduto con la testa avanti e giaceva sulla terra, come se dormisse. Quando lo voltarono si vide che non doveva aver sofferto a lungo: il suo volto aveva un’espressione così serena, quasi che fosse contento di finire così […]’
—
Sentitela, (sinfonia di Robert Alexander Schumann) vivetela mentre riacquista l’umanità questo soldato mentre uccide se stesso (il nemico ) guardandolo per la prima volta negli occhi. E sa che muore anche lui.

Dal 23-simo minuto quando lui sta per sparare e cerca di raggiungerlo; dopo quando lo vede cadere. E capisce troppo tardi. Sentite il suono degli archi. Sente l’umanità dentro sè, ma proprio nel momento in cui la toglie al suo simile. L’assurdo: la guerra, l’omicidio. Se uno si immedesima in questo, veramente: sviene perché sente l’orrore. E non viene da piangere. No: troppo facile.  Sentite dal 23 esimo minuto come giocano fiati e archi e al 23:50 ECCO LUI LO SENTE LO SENTE DENTRO IL CUORE. ARRIVA IL FIATO DI CHI HA UCCISO NEL SUO CUORE. e LO SENTE.. Dopo averlo sentito si più piangere.  Sì.  Dopo si può per tutti i morti, in un sonno di pietra.

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Robert Schumann – immagine presa da QUI

 

Per ascoltare la sinfonia n. 4 di Schumann premere QUI

#6 Contaminazioni: Timidi regali primaverili

29 gennaio 2013

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L’immagine iniziale di Lui (Joahnnes Brahms), mi fu regalata dalla sorella illuminando così un ombroso giorno di primavera.

E che regali l’alternanza di luce e nuvole fuori e nel movimento con lo sviluppo alternato di due tematiche decisamente contrastanti. Il primo tema, molto cantabile e malinconico, riporta ad un’atmosfera di dolente nostalgia già allora assieme alla sorella per eventi mai accaduti e di Lui evocati. Come un inquieto palpito lungo un secolo. E a questo si contrappone il secondo tema, introdotto dai fiati, caratterizzato da una linea ritmica intensa e riportando l’arcobaleno emotivo come la pioggia presaga dell’estate (4 minuti e 10 secondi.) – e lo struggimento degli archi nel 4 minuto e 40 secondi.

In questa sonata per la prima volta non è richiesta la ripetizione dell’esposizione dei temi, che sono due: il primo, disegnato in apertura dalle due sezioni dei violini, il secondo da violoncelli e corni ed è caratterizzato dall’ampio intervallo di settima. L’assenza di una seconda esposizione getta una luce particolare sulle relazioni tra i diversi momenti del movimento, nel quale tra le varie elaborazioni alle quali è sottoposto il primo tema c’è quella che compare nella ripresa a opera dei fiati, che sembrano volerlo trasformare in un corale dal quale però il tema si divincola ben presto per tornare alla sua vera natura melodica.

Che paradosso, il compositore da camera degli inizi, delicato con i fiati, utilizza un’imponente orchestra e la fa seguire da archi che delicatamente ripropongono cellule movitiche che fanno da loro traino. Come il silenzio dopo la pioggia, appena interrotto dai sussurri dei raggi delle nubi diradate.

E io e l’immagine con me e mia sorella di quel giorno dall’ottavo minuto, con tutta l’orchestra stavolta, invitiamo ognuno che ne abbia voglia..
Per ascoltare l’allegro ma non troppo della IV sinfonia premere QUI