#RACCONTARE LA SCRITTURA. QUINTA PARTE.

Dal mese di dicembre 2018 al mese di gennaio 2019 mi fermai per saturazione e per dedicarmi ad altre attività. L’insoddisfazione riprese. Ricominciai a scrivere nel mese di febbraio 2019 e nel mese di marzo del 2019. Arrivai alla fine già riposta nei mesi precedenti, scrivendo una o due pagine al giorno, che risultarono più dense, coerenti e lineari. Mi imposi di non pensare a ciò che fu scritto in precedenza, confidando nel flusso del mio inconscio nel mantenere la trama, cioè nello scriver facendo.

Nel mese di aprile 2019 ricominciai dalle pagine con la data del giorno 1 settembre 2017. A parte le prime pagine che erano già strutturate perché tante volte immaginate negli anni, mi resi conto che un taglio netto di intere parti, avrebbe comportato una soluzione pigra e ottusa. Dovevo, invece, decantare ogni riga, analogamente al vino e all’aceto, trasferendole in altre botti e cisterne sintattiche, depurandole per ogni passaggio.

Ricopiai il testo in un’altra cartella denominata “Secondaversionlibroeaprile2019”.

Nei primi giorni di aprile 2019 cominciai a riscrivere trasformando, se necessario, le parafrasi e le mie introduzioni in dialoghi, con la postilla di porre in risalto la fisicità, il tratto e le caratteristiche dei personaggi. Al lettore occorre fornire la possibilità di percepire senza sforzo il personaggio nella sua interezza, che naturalmente si svela e si forma attraverso gli eventi in un lento e costante cammino, senza sosta.

I personaggi dovevano essere caratterizzati maggiormente nei tic e nelle loro movenze sporadiche per fornire indizi circa gli avvenimenti futuri. Tutto ciò era accompagnato dalla correzione dei refusi più grossolani e dall’analisi delle ripetizioni. Quando notavo che in due o tre pagine si ripetevano i concetti, mi imponevo di non cancellarle, dandomi il tempo di comprendere il motivo della mia ostinazione a indugiare in quei luoghi retorici. Quasi sempre nella lettura del giorno dopo, rilevavo temi nascosti, fino a quel momento impossibilitati a emergere. Da questa analisi retrospettiva le centinaia di pagine dei primi capitoli furono condensate in stesure più ordinate.

Nel mese di maggio 2019 procedetti più velocemente. Negli ultimi giorni del mese mi fermai per analizzare la scansione degli eventi, spostandone alcuni che reputavo non conformi alla logica della trama. Configurai una prima linea dei capitoli, disponendoli in temi omogenei. Ne primi giorni di giugno, arrivai quasi alla fine.

Ricominciai daccapo in una nuova cartella denominata “Terzaversionelibrogiugno2019”. Affinai ancora di più i dialoghi. L’opera di sintesi continuò tra gli stessi e le descrizioni. Mi imposi di ridurre i miei interventi diretti per trasformarli o in dialoghi o in una singola frase di un personaggio. La mia precedente attività poetica mi aiutò nel gestire la tensione per sintetizzare il ritmo degli eventi. Parallelamente continuai a correggere la sintassi, nel tentativo di alzare il livello dello stile narrativo.

Nel mese di luglio 2019 ricominciai daccapo con una nuova cartella denominata “Quartaversionelibroluglio2019”, – ovviamente conservando tutte le altre – e affiancando le nuove date alle precedenti, come una collana temporale. Ogni testo aveva all’inizio date che partivano dal 2017 fino al 2019. Nel mese di luglio 2019 mi sentivo in stato di grazia. Avevo la sensazione che gli stessi personaggi mi stessero indicando le correzioni, le piccole aggiunte e le condensazioni. Emergeva un ritmo della narrazione non più episodico, ma correlato per ogni paragrafo. Condensai moltissimo, senza programmarlo. In questa fase fui attento a togliere le frasi gergali. Mi accorsi che inconsciamente usavo dei “leitmotiv”, cioè riusavo frasi, modi di dire, locuzioni che mi permettevano di ritornare su ciò che era sedimentato da settimane. Scrissi locuzioni del tipo: “sarebbe stato” – “come” – “fosse stato” – “avrebbe” – e tante altre.

“Perché li usavo?”

Interpretando foneticamente i dialoghi e i personaggi, mi davo inconsciamente una cadenza per connettere i periodi in un flusso continuo paratattico. Dovevo, quindi, trasformarli in una sintassi lineare, perché l’ipotetico lettore non è nella mia testa e in particolare nella mia sfera emotiva. L’autore distaccandosi dal testo, bussa alla porta del pubblico porgendo le pagine e i segnalibri, ma rimanendo fuori dall’uscio.

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Nel mese di luglio 2019 andai velocissimo, nonostante non badassi al tempo.

Nel mese di agosto 2019 scrissi un’altra cartella “Quintaversioneagosto2019”. Parallelamente all’opera di condensazione, affinai lo stile e la sintassi e scrissi anche le parti lasciate in sospeso. Nell’ultima decade di agosto scrissi un’ennesima cartella “Sestaversioneagosto2019”, e ricominciai daccapo, delineando i capitoli con i nomi che finalmente avevo individuato. La struttura era fitta di intrecci: era giunto il momento di semplificare i dialoghi. Ricominciai leggendo e reinterpretando anche in piedi ogni fase, adeguando la prosodia di ogni parlante in una fisicità sempre più spinta per offrire una densità maggiore di sensazioni e concetti in un modo più leggero. Nuove sintassi apparvero nella scrittura condensando alcune mie digressioni superstiti, incastonandole tra i dialoghi, affinché apparissero conseguenti al flusso degli eventi.

La redazione della “Sestaversioneagosto2019” continuò per tutto il mese di settembre 2019. Copiai il testo in un’altra cartella denominata “Settimaversioneottobre2019”. Iniziai daccapo stavolta interpretando la parte del redattore di giornale. Considerando i diversi stili di scrittura in base agli eventi e ai personaggi, modulai la prosodia, distaccandola dal mio ritmo nel parlare e nel muovermi. Analogamente a un’autovettura che usciva da un autolavaggio, ne intravedevo la carrozzeria a lucido, senza le mie orme.

La nuova cartella “Ottavaversionenovembre2019” fu pronta per ricominciare daccapo una feroce correzione della sintassi, accompagnata però da una giustapposizione logica degli eventi tra un capitolo e l’altro. A malincuore abbandonai alcune parti che avrebbero appesantito la linea degli eventi. Emerse la nausea: buon segno!

Era ora del congedo. Non sentivo più nessuno dietro le spalle. Mi ridussi a esser un redattore freddo e distaccato. Durante la metà di novembre 2019 scrissi ancora una “Novaversionenovembre2019”. Iniziai dall’ultimo capitolo a ritroso. Sintetizzai la sinossi iniziale di due anni prima, con l’aggiunta dei nomi che avevo deciso per i protagonisti. Inviai il testo per un controllo redazionale esterno nel mese di dicembre del 2019. E questo fu il trapasso: il libro è distaccato da me.

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